Il sogno di molti produttori di vino è sempre stato quello di finire nei listini delle maggiori compagnie aeree del mondo. Per due motivi. Il primo è che di vino queste imprese aeree ne comprano parecchio. Il secondo è che essere nella wine list della business e delle first class è un ottimo biglietto da visita nei confronti della clientela più facoltosa e spesso più influente. Il problema è che con la pandemia i voli si sono brutalmente ridotti e le compagnie aeree non solo non comprano più, ma hanno anche i magazzini pieni. Allora ecco la novità: le società di linea si traformano in venditrici di vino. On line.
Per esempio, la CNN ha diffuso la notizia che l’American Airlines ha creato il programma American Airlines Flagship Cellars attraverso il quale offre alla propria clientela (gente spesso abituata a volare moltissimo prima della pandemia, perché gli americani prendono l’aereo come noi usiamo la macchina) la possibilità di acquistare della casse “dedicate” di vini a 99 dollari al mese o anche solo di comprare bottiglie singole. I pezzi singoli sono generalmente compresi fra i 13 e i 40 dollari, la confezione da tre Champagne viene 300 dollari e via così.
Attenzione: non è che con questa mossa l’Americam Airlaines miri prima di tutto a far cassa. A fronte di perdite miliardarie (in dollari), col vino ritengono di incassare 50-60 mila dollari in tre mesi, che non fanno male, ma aiutano proprio poco. L’obiettivo primario è da un lato quello di mantenere fidelizzati i clienti in un periodo nel quale non si vola e dall’altro quello di mostrare come si viene trattati nelle first class a quelli che usualmente volano in economy, casomai qualcuno di loro in futuro volesse (e potesse) provare a fare il salto di categoria.
Vedete? Un’altra prova che per il vino stanno cambiando molte prospettive, in questo mondo preso dal virus, e forse molti dei cambiamenti sono destinati a restare.