Il Tai Rosso come lo vorrei

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Il tai rosso rimane per me uno dei grandi misteri nel nostro piccolo mondo del vino. Mi spiego. Sono ormai anni che sento parlare a cadenze regolari di una nuova visione di questa varietà, ogni volta diversa se non diametralmente opposta a quella precedente. Qualcuno si ricorderà del Tocai rosso vinificato in rosato e proposto in abbinamento al baccalà. Non lo rimpiango. Poi si è passati al Tai versione Priorat, denso, legnoso, alcolico, potente. Non rimpiango nemmeno questo. E poi tutto quello che ci sta in mezzo.

Sarà colpa mia, ma non ho ancora capito quale dovrebbe essere, oggi, il tai rosso. Ad aiutarmi è arrivato questo My Tai di Sauro Maule, e questo è il vino che vorrei trovare nei miei Colli Berici. Il colore pinoteggia, è leggero e mette già allegria. Dopo una piccola riduzione iniziale, che scompare dopo una decina di minuti, il vino esibisce un frutto nitido, fresco, ciliegioso. Poi ci sono delle note dolci di tabacco e mandorla e una vena minerale. Tutte sensazioni che lo avvicinano non poco a un buon pinot nero. Palato facile, fresco e dinamico, con un tannino maturo e integrato. La parte grenache si ritrova nel finale di pietra calda, che, scusate l’ossimoro, dà un’impressione di freddezza.

Per me, si tratta di una nuova via per il Tai berico, che andrebbe approfondita e seguita da molti altri produttori. Non serve rincorrere i vinoni potenti che altrove fanno e anche bene. Sarebbe invece interessante andare a lavorare sulla finezza e sulla bevibilità del Tai, cosa riuscita perfettamente a Maule. Sicuramente aiuta lo spirito libero e naturale di questa versione, che non sarà la più complessa possibile, ma regala momenti di vera soddisfazione. Peccato non esca con la denominazione Colli Berici, non so se per scelta o perché non giudicato territoriale.

Veneto Tai Rosso My Tai 2016 Sauro Maule – Il Cavallino
(91/100)

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3 comments

  1. Claudio Zanoni

    Davide Xodo, viticultore a Nanto, produce un Tai rosso interessante, ahimè quantità confidenziali

  2. Claudio Serraiotto

    Prima di tutto, da Vicentino, grazie. L’unica necessita ai Colli Berici è che se ne parli: “There is only one thing in the world worse than being talked about, and that is not being talked about.” Oscar Wilde, o per usare una facezia, che non si pensi, a qualche corso di Sommelerie al di là di Po ed Adige, che siano Colli Iberici, una ridente e fantasiosa sottozona del Priorat. Sono così decisamente ottimista sull’utilizzo delle varie versioni di vino con il tocai rosso (tante parole per rivendicare con orgoglio questo nome). Cito lo spumante di Pegoraro o Le Vegre, i Tai intensi e sanguigni di Conte Piovene, Punto Zero o Dal Maso, soprattutto il Montemitorio, il mio favorito, solo per citarne alcuni, come sono indubbiamente ottimista sul Rinascimento Enologico Berico in atto. Ma ovviamente e sinceramente non ho la Tua esperienza, in particolare esperienza internazionale, perdonami quindi la mia fede biancorossa. Un’ultima annotazione però mi permetto di farla. Apprezzo moltissimo i vini di Sauro Maule, il cui percorso enologico seguo da alcuni anni, come appassionato, assieme con amici e colleghi. Qui nessuno pensa che il suo Tai non sia territoriale. Credo e spero, con la recente cantina, in una Sua imminente rivendicazione della Denominazione, a vantaggio di Tutti.

  3. Angelo Peretti

    Angelo Peretti

    Rifessioni molto interessanti, Claudio, che giro a Mario Plazio, autore del pezzo.

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