La storia del vino è fatta anche di avventure, circostanze, scommesse vinte e perdute, azzardi e colpi di fortuna, cicli, corsi e ricorsi. Più lunga è la storia, più è sinuoso il percorso.
E sebbene non sempre l’Italia possa vantare in materia le radici antichissime dei cugini, nemmeno da noi mancano aziende con alle spalle un vissuto di qualche generazione. Radici che nell’enologia moderna trovano nel mezzo secolo la loro unità di misura più attendibile: la vera boa, lo spartiacque tra una cantina solo importante e una cantina anche antica.
Il tal senso il 2018 sarà la volta del Castello del Trebbio, la tenuta del Chianti Rufina “cuore” di un gruppo, DCasadei, che oggi si estende anche in Sardegna e in Maremma. Scadranno infatti nel 2018 i cinquant’anni da quando il conte milanese Giovanni Baj Macario e la contessa Eugenia Spiegel Baj rilevarono la malmessa proprietà chiantigiana, abbandonata da alcuni lustri.
Lo fecero, in realtà, per avere una casa in campagna ove passare al fresco le vacanze. Nessuno pensava di diventare vignaiolo. Ma era il 1968, un millesimo inquieto, anche per un’azienda mezzadrile come quella, che pareva vivere ai margini perfino dei rivolgimenti sociali dell’epoca: non a caso, allora, in gran parte della Toscana contadina l’esodo dalle campagne era già quasi concluso, mentre al Trebbio doveva ancora cominciare.
Fattostà che i due nuovi proprietari si insediano nel millenario castello, con 350 ettari di terra senza un vigne o quasi. E che mezzo secolo dopo una delle loro figlie, Anna Baj Macario, e il marito di lei, Stefano Casadei, sono ancora lì. Ma sono diventati produttori a tempo pieno, con 60 ettari di vigne, una filosofia “rurale” tutta loro e una figlia entrata dal 2013 a dar man forte e futuro.
Per celebrare la ricorrenza, Anna e Stefano hanno organizzato due belle verticali dei loro vini a base di Sangiovese: dieci campioni del Lastricato Chianti Rufina Riserva (cominciando con l’antenato Chianti Riserva del 1971 su su con i suoi discendenti) e quattro de Le Anfore Sangiovese Toscana, prodotto esclusivamente in anfora.
A presentare e raccontare il tutto, l’emozionato patron e il giovane Andrea Galanti, migliore sommelier d’Italia 2015.
“Non sono andato a scegliere per forza le annate migliori”, ha detto Casadei presentando la verticale, “ma ciò che secondo me rappresentava meglio le tappe fondamentali del nostro lungo cammino”.
Ecco com’è andata.
1971 (Chianti Riserva)
Un vino fatto ancora con le tradizionali uve chiantigiane prodotte dai contadini: sangiovese, canaiolo, trebbiamo, ciliegiolo, colorino. Annata calda (per l’epoca). Colore granato scarico, aranciato. Naso cangiante con sequenze di terra bagnata, foglie umide e sottobosco, in bocca è integro e lungo, ben sostenuto dall’acidità, avvolgente e sorprendente.
1979 (Chianti Riserva)
È l’anno dell’addio degli ultimi contadini, con in vigneti rinnovati solo al 50%. Annata fredda con estate piovosa. Alla vista rubino-/granato ancora integro, naso con note di freschezza sorprendente, accenni di balsamicità e netto sentore di pomodori secchi. In bocca è compatto, non molto lungo ma godibile.
1983 (Chianti Colli Fiorentini Riserva)
L’anno del rinnovo dei vigneti è terminato, con una percentuale di uve bianche nettamente inferiore rispetto al passato. L’azienda è a conduzione diretta. Fu un’estate caldissima.
Rubino scuro e intenso, al naso è piuttosto evoluto con un netto senso di calore, marmellata e frutta sotto spirito, in bocca ha tannini spiccati, una nota amarognola e un finale brusco.
1989 (Chianti Colli Fiorentini Riserva)
È l’anno della scomparsa di Giovanni Baj Macario, millesimo difficile anche meteorologicamente con primavera siccitosa ed estate molto piovosa. Colore rubino intenso un po’ granato, all’olfatto dà note nette di cuoio, liquirizia, frutta scura e tabacco, in bocca rivela tannino deciso e una certa acidità, potenza e uno strano finale salato.
1995 (Chianti Riserva)
Scompare la contessa Eugenia e gli eredi si dividono il patrimonio. Al Trebbio restano Anna, suo fratello Alberto e Stefano Casadei, che subentra nella gestione. Questo vino viene tenuto in casa “per prova” e mai messo in commercio. Colore rubino opaco, naso molto fruttato e intenso, bella freschezza. Anche in bocca è pieno, potente, molto strutturato ma pienamente godibile.
1999 (Chianti Rufina Riserva)
È la prima vendemmia dal nuovo vigneto Lastricato, impiantato nel 1995. Vengono ripulite e asciate le vecchie botti. Si vendemmia piuttosto tardi, attorno al 20 ottobre. Rubino scuro e intenso, naso pieno e gentile, fresco e agile, bocca potente e alcolica, bei tannini, pienamente maturo.
2004 (Lastricato Chianti Rufina Riserva)
In cantina vengono introdotte le tonneaux al fianco delle vecchie botti. Vendemmia molto umida. Colore rubino intenso, naso sobrio ed elegante, frutto gentile, in bocca molto “moderno” e tipico del periodo, bella trama tannica con note di legno non fastidiose.
2007 (Lastricato Chianti Rufina Riserva)
Arrivano barrique e tonneaux nuovi nel nome delle nuove tendenze e dei gusti del pubblico. Annata mite con un luglio piovoso. Bel rubino medio, al naso evidenti ma accettbili note di legno, bouquet fragrante, quasi croccante e speziato, in bocca è molto trendy, alcolico, importante.
2011 (Lastricato Chianti Rufina Riserva)
Marcia indietro: addio barrique e ritorno alle tonneaux e alle botti (sia asciate che nuove). Cominciano gli esperimenti con le uve lavorate in anfora. Colore rubino profondo, naso fragrante e fruttato, con bella nota varietale. Anche in bocca è ricco, piacevole, con promettente profondità.
2013 (Lastricato Chianti Rufina Riserva)
Anno importante: nasce il protocollo di lavoro interno “biointegrale” e le anfore entrano ufficialmente nella produzione del Lastricato a fianco dell’acciaio e delle botti da 20 ettolitri. Rubino fitto, naso ricco, giovane e molto fruttato, anche in bocca è ancora acerbo, con alcol marcato e buona profondità, da aspettare.
2011 Le Anfore Sangiovese Toscana
Venticinque giorni di fermentazione e sei mesi di affinamento in anfora, vino prodotto in sole 1.500 bottiglie e mai messo in commercio. Colore rubino pieno, naso vivo e frutto dolce con una nota ipermatura, in bocca è fresco, quasi mostoso, con spiccato sentore di melograno e marcata ecidità.
2013 Le Anfore Sangiovese Toscana
È l’anno in cui Elena Casadei, entra in azienda e comincia a lavorare sulle anfore con il progetto “Le Anfore di Elena Casadei”. Rubino con accenni violacei, ha un naso pungente, varietale e nervoso mentre in bocca è acerbo, con una nota dolce di piccoli frutti rossi.
2015 Le Anfore sangiovese Toscana
Affinato in anfora di 6 mesi, è il primo vino presentato ufficialmente al mercato e alla stampa come “biointegrale”. Rubino-violaceo, naso ancora mostoso, ricco e acerbo con frutto in evidenza, note che mantiene anche in bocca.
2016 Le Anfore Sangiovese Toscana
Trenta giorni di macerazione sulle bucce e sette mesi in anfora. Vino del tutto acerbo, difficile da giudicare.