Un piacere e una gioia naturali e spontanei

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Sto leggendo “Il mestiere dello scrittore” di Murakami Haruki. L’ho già invidiato per “L’arte di correre”, e ho forse compreso perché abbia saputo diventare anche un maratoneta, e io no. Ora sono qui che cerco di capire perché io non sia capace di essere uno scrittore, e lui sì. Però ho trovato una spiegazione dell’idea che ho in testa del vino. Sì, del vino, anche se lui parla di scrittura.

Scrive così.

Come facciamo a capire cosa è assolutamente necessario e cosa non lo è? Per quel che mi riguarda, è molto facile. Un dei criteri risponde alla domanda: «Ti ha dato gioia?» Quando intraprendi una cosa che ritieni molto importante per te, se in essa non trovi un piacere e una gioia naturali e spontanei, se mentre la fai non senti un’eccitazione in petto, significa che c’è qualcosa di sbagliato, di poco armonioso. In questi casi bisogna tornare al punto di partenza e liberarsi completamente di quegli elementi innaturali che ostacolano il piacere.

Sì, è questo che voglio trovare nel bere un vino, “un piacere e una gioia naturali e spontanei”, “un’eccitazione in petto”. Se non li trovo, davvero “significa che c’è qualcosa di sbagliato, di poco armonioso”.

Sì, è questo che mi sento di consigliare – e di augurare – a chi fa vino, e cioè di saper “tornare al punto di partenza e liberarsi completamente di quegli elementi innaturali che ostacolano il piacere”.

Badando a quel che dice solo poche righe più avanti Murakami Haruki.

Spazzare via tutti i contenuti, anche quelli inesistenti, dalla propria mente, semplificare e purificare il racconto «per sottrazione», non è facile quanto si possa pensare o dire.

Ma questa è l’essenza del cammino verso la gioia.