Mi direte che non è credibile l’idea di potersi perdere dentro a tre stanze neppure tanto grandi. Invece se avete a cuore le tradizioni contadine, be’, state certi che vi perderete dentro alle tre sale del museo del vino dell’azienda agricola Ricci Curbastro, a Capriolo, in Franciacorta. Perché ci troverete tremila – diconsi tremila – oggetti antichi, che vanno dagli usi di campagna alle pratiche di cantina, dagli attrezzi di cucina alle gabbie dell’uccellagione. Spesse volte interamente in legno, frutto d’un ingegno – d’una scaltrezza – accumulata di generazione in generazione. Come il modellare i rami del pioppo, perché, crescendo, assumessero la forma d’un forcone, per poi potarli e aver pronto l’attrezzo per la fienagione.
“Il museo – mi racconta Riccardo Ricci Curbastro – è nato trentanni fa, nel luglio del 1986, da un’idea di mio padre. Lui ha sempre avuto la mania di tenere tutto e di collezionare tutto, inclusi gli attrezzi agricoli. Qui ci sono tremila oggetti, ma in realtà i magazzini sono ancora molto pieni”.
Del resto, questa qui è una delle aziende storiche del territorio franciacortina. La prima etichetta di vino conservata in casa è del 1885, ma nel museo c’è una botte – un pezzo di botte, a dire il vero – datata 1814. C’è poi un torchio mobile del 1910. Girava per le cascine per torchiare l’uva, è stato in uso fino al 1960. La denominazione d’origine arrivò nel 1967, e i Ricci Curbastro furono tra i primi ad adottarla. “Papà fu tra i fondatori” ricorda Riccardo.
Per vederlo, il museo del vino, occorre prenotare la visita. C’è un programma predefinito, con degustazione inclusa. L’anno passato i visitatori sono stati ottomila, e non sono pochi.