Questione di temperatura

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Potrà sembrare un episodio banale. Non lo è. Indica che forse qualcosa sta cambiando, o che comunque ci sono, nella ristorazione, professionisti che sanno come si tratta il vino e come si può far stare bene il cliente.

La scena si svolge in un ristorante milanese.

Scelgo dalla lista il Rosso di Montalcino di un’ottima azienda. Chi raccoglie la comanda, si scusa e mi informa che il vino, purtroppo, non è a temperatura di cantina. Succede. Però mi propone subito di metterlo in ghiaccio. Non mi pare vero. Ringrazio.

Dopo una decina di minuti arriva il vino. Va abbastanza bene, ma è ancora un po’ sopra temperatura per poterlo apprezzare al meglio, o quanto meno è un po’ sopra temperatura per i miei gusti. Il cameriere, di nuovo di propria iniziativa, propone di portare al tavolo il secchiello del ghiaccio. “Non è che poi gli altri clienti la guardano male?” chiedo, scherzando (ma neanche tanto). “Si figuri, l’importante è che il vino possa essere alla temperatura corretta” risponde. Torna immediatamente con la colonna d’acciaio e con il secchiello, e provvede lui a tuffare nel ghiaccio il mio vino rosso. Eccellente.

Questa dovrebbe essere la norma. Purtroppo, spesso nella ristorazione italiana non è così, e i vini rossi arrivano a tavola a “temperatura ambiente”, ossia caldi. In questo caso, invece, c’è stata la giusta attenzione, e dunque vada un plauso al professionista e al ristorante.

Il nome del ristorante lo dico: è l’Osteria Brunello di corso Garibaldi, a Milano. Il nome della persona che mi ha servito purtroppo non l’ho segnato, e mi dispiace. Comunque, gli rinnovo il mio ringraziamento, e spero di trovare molte altre volte, nei locali dove mangio, persone altrettanto cortesi e preparate.