Nel Chianti Classico il miracolo è compiuto

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Proprio dieci anni fa, il disciplinare di produzione del Chianti Classico cambiò le prospettive non solo della propria denominazione di origine, ma potenzialmente di tutto il sistema vinicolo italiano. La scelta sconvolgente del 2014 fu quella di introdurre la Gran Selezione, una nuova menzione posta al vertice della denominazione per identificare i vini di altissima qualità e da lungo affinamento, che fossero ottenuti soltanto dalle uve di vigneti in conduzione diretta da parte del produttore. Insomma, si è sancito che le bottiglie d’eccellenza non vengono da uve, da mosti o da vini acquistati da altri. Una rivoluzione, per l’Italia delle cisterne e degli assemblatori.

Quando venne annunciata, guardai a quell’innovazione con grande speranza. Se davvero avesse funzionato, magari avrebbe potuto costituire l’innesco di un nuovo modello di riferimento per altri territori. Gli assaggi di alcuni dei primi vini usciti sotto le insegne della Gran Selezione mi diedero l’idea di un deciso balzo in avanti in termini di identità e di finezza. Ora che Francesco Ricasoli mi ha fatto assaggiare le sue quattro diverse etichette della Gran Selezione 2021, ho la conferma che il miracolo è compiuto.

O meglio, di fatti di per sé miracolosi nel Chianti Classico ne sta accadendo un altro, e personalmente spero che non si torni indietro. Come altrove, il disciplinare ha adottato anche le unità geografiche aggiuntive, ma le ha rese applicabili solo alla Gran Selezione. Il numero delle uga è più che ragionevole: sono undici, e dunque si è rifuggita l’eccessiva e per me incomprensibile parcellizzazione introdotta altrove. Il sito consortile dice che l’esclusività d’applicazione alla sola Gran Selezione avviene “in questa prima fase”: io mi auguro che invece sia per sempre, in modo che sia chiaro che si tratta di veri e propri cru di alto profilo, su modello borgognone.

Semmai – dico io – all’interno delle singole unità geografche aggiuntive si potrebbero formalizzare i climat o i lieu dit, come accade in Borgogna o nel Beaujolais, e in questo caso il metodo che mi sentirei di avanzare è proprio quello attuato in Ricasoli. Infatti, le quattro espressioni della sua Gran Selezione – Colledilà, Roncicone, CeniPrimo e Castello di Brolio -, tutte ricadenti nell’uga di Gaiole, sono frutto di un’opera meticolosa di ricerca, che ha scandagliato nei minimi dettagli i duecentoquaranta ettari delle vigne aziendali, per conoscerne a fondo i suoli e le tipologie del sangiovese che meglio vi si sono acclimatate (la si condusse in collaborazione con il Crea di Firenze e Arezzo e si concluse già nel 2008, “perché essere all’avanguardia è nel dna della mia famiglia”, mi ha detto Ricasoli). L’obiettivo era servirsene per portare in bottiglia le identità dei singoli vigneti. Io di questioni agronomiche non me ne intendo, ma da bevitore benedico quanto s’è messo in pratica, perché quel che ho avuto nel calice è proprio una gioia. Anzi, quattro.

Colledilà, Roncicone e CeniPrimo provengono dai singoli, omonimi vigneti di solo sangiovese, ciascuno su una tipologia di suolo diversa, ossia, rispettivamente, alberese, depositi marini e terrazzo fluviale antico; il quarto è frutto dei ventisei ettari, sempre a sangiovese, delle sei parcelle che abbracciano il Castello di Brolio, caratterizzati da tutte e tre le tipologie di suoli che ho citato. Il protocollo vinicolo adottato è stato il medesimo per tutti e quattro i vini. Diverse sono state invece le date di vendemmia; per i più curiosi, annoto che nel 2021 la raccolta del sangiovese ebbe inizio al Castello di Brolio il 22 settembre, al Roncicone il 23, al Colledilà il 29 del mese e al CeniPrimo, invece, il 4 ottobre.

I vini li presento in ordine di assaggio.

Chianti Classico Gran Selezione Gaiole Colledilà 2021 Ricasoli 1141. L’ho trovato elegantissimo e floreale e complesso. Offre un sorso infinitamente persistente, succoso e sapido. È splendido – e non sono per nulla eufemistico – da bere sin d’ora e ha di certo un grande avvenire che lo attende. (96/100)

Chianti Classico Gran Selezione Gaiole Roncicone 2021 Ricasoli 1141. Non mi stancherei di abbeverarmi alla fonte della sua energia vitale. Prende l’abbrivio e corre indomito. È come se schiacciassi l’acino tra i denti e il succo esplodesse nel palato. Mi dichiaro apertamente Ronciconista. (97/100)

Chianti Classico Gran Selezione Gaiole CeniPrimo 2021 Ricasoli 1141. Un vino intellettuale e nobile, da bevitore attento ai dettagli. Ha il velluto del petalo della peonia, la sericità di una stola. Il frutto si concede lento, procede per un tratto, si ferma in passerella per farsi ammirare e poi riprende. (95/100)

Chianti Classico Gran Selezione Gaiole Castello di Brolio 2021 Ricasoli 1141. Siccome è difficile definire la classicità, d’ora in poi a chi mi ponesse il quesito farò assaggiare questo vino. È, come sempre, un modello di austerità e portamento. Questa volta, mi pare, con un che di maggiore snellezza. (93/100)