Enoagricola, un nuovo audio blog del vino

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Si dice che la gente legge poco. Bene, se non legge, magari ascolta. Dunque, i post facciamoglieli ascoltare. Ora, non so se sia stato questo il ragionamento che ha fatto Fabio Ciarla, giornalista e winelover, quando s’è messo in testa di far nascere Enoagricola, però finora altri “audio blog” sul vino non ne avevo ancora visti. Insomma, ha aperto un blog che si può leggere o anche ascoltare. Nel senso che c’è su Enoagricola una sorta di commistione tra web e radio, e così i post sono anche disponibili in podcast che si possono ascoltare online o scaricare.
Fabio questa sua avventura la spiega così: “Con Enoagricola ho voluto creare uno spazio nuovo sul web per raccontare, con forma diversa, storie e personaggi particolari che si incontrano frequentando l’enomondo nazionale, e che spesso rimangono nell’ombra. E dato che i wine blog sono moltissimi in Italia, voglio sperimentare questa nuova formula di narrazione, che unisce la comunicazione scritta con la voce radiofonica”.
Sta di fatto che su questo nuovo audio blog vinoso la parte scritta, curata da Ciarla, è accompagnata da una versione audio, realizzata grazie alla collaborazione di Marco Pennacchini, speaker radiofonico, e di Sara Andreoli, attrice teatrale.
“Questa è una scelta – dice Ciarla – che mira a intercettare diverse esigenze, sia quelle di chi è sempre in movimento e non ha tempo di leggere su uno schermo (anche se portatile) a cominciare da chi passa tanto tempo in auto, sia quelle di chi ha problemi di vista, ipo e non vedenti quindi. Per questi ultimi in particolare stiamo lavorando per rendere tutto il sito completamente accessibile in futuro”.
Bravo Fabio. Perbacco, una novità curiosa e interessante. Ovvio che formulo i migliori auspici per il suo successo.
Ma, ah, dimenticavo. Perché quel nome, Enoagricola? La risposta è nella storia di famiglia di Fabio Ciarla. Lui è di Velletri e lì i genitori negli anni Sessanta aprirono una rivendita di prodotti per l’agricoltura e il vino dal nome, appunto, Enoagricola. Un ritorno alle radici, insomma.