Si tratta di un esordio molto promettente. Parlo del Dolomis, un nuovo metodo classico Brut Nature uscito sotto la denominazione di origine del Trento. Trentinamente tutto chardonnay, trentasei mesi sui lieviti ne fanno una Riserva. Il nome richiama quello della dolomia, di cui mi si dice esservi presenza su quel Dosso di San Rocco, a Trento, sul quale sono coltivate le vigne. La dolomia è una roccia sedimentaria carbonatica che è composta prevalentemente di dolomite, che a sua volta è fatta di magnesio e calcio. In effetti, il vino è di quelli che si possono descrivere come “minerali”, poiché sfodera una sapidità molto bene espressa ed è affilato come una lama, e queste sono prerogative che apprezzo molto in uno spumante e che molto ho infatti apprezzato in questo Dolomis.
L’origine “minerale” i tre fondatori del marchio – che sono tre i tre amici e giovani imprenditori trentini Massimo Pradella, Marco Debiasi e Vittorio Marangoni – hanno inteso stilizzarla anche nella confezione e nell’etichetta, che sono molto curate, e insomma rappresentano un notevole esempio di design. Altrettanto stilizzato, insisto, è il vino, che accompagna la caratterizzante vena salina con una rinfrescante presenza agrumata, in un sorso che si fa dinamicamente lungo e vorrei dire anche gastronomico, giacché questa è una bollicina che sta benissimo in tavola.
Sarei curioso di riassaggiarlo a più prolungata distanza della sboccatura, questo Dolomis, per verificarne l’evoluzione nel tempo, ma per adesso non posso che ripeterlo: un bell’esordio.
Trento Riserva Brut Nature Dolomis 2017 Finrise
(90/100)