Chi voglia bere una buona espressione del pinot nero borgognone, ma non disponga di uno stipendio da super manager dell’industria o della finanza, deve per forza rivolgersi alla denominazioni impropriamente definite minori, come Maranges, Marsannay, Santenay, Savigny-les-Beaune o Ladoix. Anzi, quando si elencano le appellation della Borgogna, scommetto che raramente si cita Ladoix, che fa da porta alla Côte de Beaune e occupa con le sue vigne appena un centinaio di ettari su tre minuscoli comuni.
Sul portale di un’enoteca on line francese ho trovato in vendita a un prezzo non irragionevole per la Borgogna (una trentina d’euro) il Ladoix del Domaine D’Ardhuy proveniente dal Clos des Chagnots, monopolio dell’azienda. Il sito lo presentava con queste parole: “È come addentare un lampone maturo sul ciglio della strada: fruttato, fresco e semplicemente delizioso”. Mosso dalla curiosità, l’ho acquistato. L’idea del fruttino e della sostanziale piacevolezza posso confermarle, e l’essenza del pinot noir borgognone è nitida; la beva, peraltro, rinuncia alla grintosità, orientandosi a una pacatezza ritagliata per la tavola leggera. Nonostante il portale consiglio di berlo di qui ad altri sette-otto anni, io mi terrei sulla soglia più bassa della forchetta temporale: adesso o fra un paio d’anni.
Ladoix Clos des Chagnots Monopole Rouge 2021 Domaine D’Ardhuy
(88/100)