Del vino, della leadership e dei tempi che cambiano

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Quando si parla di vino, si fa quasi sempre riferimento soprattutto agli elementi edonistici o organolettici del bere (con i pregiudizi che affiorano abbondanti), alle suggestioni storiche più o meno veritiere (spesso poco più che favolette), alle pratiche agronomiche e enologiche (sfiorando il conflitto fra gli opposti estremisti dei tecnocrati e degli ideologi del non interventismo), oppure alle questioni mercantili (e anche qui l’improvvisazione non manca, e i numeri sciorinati dalle diverse fonti sono spesso ballerini). Incredibilmente, è molto più raro che si consideri la produzione di vino come attività economica d’impresa (al di là della poesia di cui viene ammantata, anche la micro azienda agricola deve generare reddito, altrimenti si tratta di hobbismo, che pochi si possono permettere) e ancora meno ci si sofferma sul tema della leadership, che dovrebbe essere invece centrale nel considerare l’agire imprenditoriale, il quale, giocoforza, mette in gioco una fitta rete di relazioni.

Questa lunga e probabilmente un po’ tediosa premessa mi è necessaria per dire che ho finalmente letto un testo che il tema della leadership – la leadership a tutto tondo, nell’attività d’impresa e anche nella vita quotidiana -, lo affronta in maniera decisamente educativa, pur restando leggero nella forma espositiva, e lo fa prendendo a metafora il vino e le donne che di vino si occupano, come produttrici o narratrici. Il volumetto, costituito da circa centoventi agilissime e profittevoli paginette, si intitola “Vino, donne e leadership“, è edito da Il Sole 24 Ore e ha come autrice Barbara Sgarzi, giornalista che “adora le bollicine e fare interviste, perché è affascinata dalle storie delle persone” (il virgolettato viene dall’aletta del libro, e  lo riporto perché mi piace questa sottolineatura umanistica, che condivido e che ritengo anzi essenziale quando si affronti il tema vino nelle sue più diverse accezioni).

Nel libro, Barbara Sgarzi delinea un’inedita analogia fra i principali momenti del percorso che porta il vino dalla vigna al bicchiere e l’altro parallelo itinerario che conduce alla costruzione di una leadership solida ed efficace. In questo, l’idea di vigna e terroir simboleggiano anche i valori fondanti di un’azienda, che cresce nel contesto di un definito e singolare humus ambientale e sociale, e di qui deriva la rilevanza dei temi della sostenibilità e dell’inclusione, da considerarsi come connaturati all’agire economico. La fermentazione destinata a portare il vino in bottiglia rappresenta simbolicamente le idee che smuovono quotidianamente l’agire imprenditoriale e generano l’energia necessaria nel relazionarsi con scenari in continuo movimento. Il calice cristallino, che prelude al piacere del sorso, è indicatore di un’istanza di comunicazione aperta e trasparente, e il saper comunicare la visione imprenditoriale, all’interno e all’esterno dell’azienda, è vitale.

Il tutto viene tracciato da un’angolazione femminile che è anch’essa inusuale per un mondo prettamente conservatore come quello del vino. Segno dei tempi che, finalmente, cambiano. Di una serie di donne-simbolo tra le molte, e per fortuna sempre di più, che sono impegnate a vario titolo nell’universo vinicolo, viene esposto “un aspetto, un valore, un pilastro che ha contribuito a formare la leadership“. Ne esce una specie di affresco, i cui contenuti valoriali, dice Barbara Sgarzi, sono raccolti in “un elenco emerso spontaneamente dalle conversazioni che ho avuto”, affermazione che mi pare un filo modesta, in quanto l’intervistato esprime contenuti ragguardevoli solo se l’intervistatore – nella fattispecie l’intervistatrice – sa incoraggiarne la confessione.

A puro titolo esemplificativo, cito qualche affermazione che raccolgo dal libro e classifico abitrariamente per tematica.

La coerenza. “Mi sono resa conto – racconta Julie Cavil, chef de cave della maison Krug – dell’importanza della coerenza. Immaginiamo che l’azienda sia una persona. Diamole un volto, uno stile, un modo di parlare, di comportarsi e interagire. Ogni azione deve essere coerente con quella persona, cosicché l’immagine che proietta colpisca e sia chiara, non ambigua, per chi sta all’interno dell’azienda e per chi sta fuori”.

Il coraggio. “A volte – dice Albiera Antinori, presidente della celebre azienda di famiglia -, di aver avuto coraggio lo capisci solo dopo; nel momento, sei così focalizzata sull’obiettivo che nemmeno ti rendi conto della portata di ciò che stai facendo”.

Il successo. “Bisogna sempre prendersi un momento – ammonisce l’americana Elaine Chukan Brown, una delle migliori wine writer che io abbia avuto la fortuna di incontrare – per celebrare quello che sappiamo fare bene. Invece ci insegnano spesso a tacere, a non raccontare i nostri successi, per modestia. Ma la storia delle nostre affermazioni è importante anche per la community alla quale apparteniamo”.

Ovvio che potrei continuare, ma è molto meglio che, se non l’avete ancora fatto, proseguite voi leggendo il libro. Non chiede molto tempo, ma dona tanta consapevolezza. Così quel tempo che viene speso nella lettura diventa un investimento piuttosto redditizio.