Che i piemontesi ci sappiano fare con le vigne e le cantine è cosa nota. Sono famosi soprattutto per i loro vini rossi, ma sanno lavorare molto bene anche coi bianchi, e per quanto riguarda quelli mossi, in passato li elaboravano quasi solo con le uve aromatiche, dolci e secondo il metodo Martinotti. Adesso si sono messi in testa di fare anche gli spumanti secchi, e anzi spesso secchissimi, col metodo classico. Stante la perizia vitivinicola che c’è nella regione, ne deriva che la consolidata triade del metodo classico italiano del Franciacorta, del Trento e dell’Oltrepò Pavese è d’obbligo allargarla al Piemonte e alla sua denominazione d’origine, ancora giovane, ma già molto interessante, dell’Alta Langa. A ora, le bottiglie sono, in tutto, tre milioni e duecentomila, che non sono poche, ripartite tra una novantina di produttori, quasi tutti associati al Consorzio di tutela guidato da Giovanni Minetti (la rappresentatività consortile è del 91%), ma il potenziale di qui al 2030 è tra i quattro milioni e mezzo e i cinque milioni di bottiglie, fatte con le uve di seicento ettari di vigne di chardonnay e pinot nero sparse qui e là sulle colline delle province di Cuneo, Asti ed Alessandria.
I risultati del nuovo fervore spumantista piemontese incominciano a farsi consistenti, e a volte perfino esaltanti, come mi ha dimostrato l’assaggio di centoventitré etichette di Alta Langa che ho potuto fare nella sede della Banca del Vino, a Pollenzo, in una degustazione organizzata dal Consorzio. La prima cosa bella che posso dire al riguardo è che a lavorare bene ci sono case sia grandi che piccole, nomi noti e vignaioli emergenti, e per di più anche le cantine sociali fanno gran belle bottiglie. La seconda piacevole realtà è che, trattandosi, quella di produzione, di un’area piuttosto larga, i profili dei vini sono piuttosto articolati, e insomma non ci si annoia per niente ad assaggiarli, giacché non c’è omologazione.
Ovvio che è troppo presto per pensare a delle sottozone, ma di qui a una decina d’anni mi sa che ci si potrà riflettere. Prima però c’è da fare cultura, perché se dovessi dare un consiglio non richiesto agli spumantisti dell’Alta Langa, gli direi che quando fanno i vini con le bolle dovrebbero un po’ dimenticarsi di come fanno i vini fermi, e soprattutto di come fanno i rossi, dato che si tratta di universi paralleli, ma piuttosto lontani l’uno dall’altro. È vero, infatti, che possono essere molto belli sia i quadri astratti dipinti con gli acrilici, sia quelli figurativi fatti all’acquarello, ma da una parte la pittura è materica e da quell’altra esilissima, e dunque occorrono approcci diversi, e differenti culture, per raggiungere il punto d’equilibrio e di grazia. Allo stesso modo, nei vini rossi l’equilibrio poggia sui tannini, sul frutto, sul corpo e sull’acidità; negli spumanti, invece, è soprattutto la finezza che conta, a cominciare dai profumi. Su questo punto mi concentrerei di più, sul tarare i profumi, perché il punto debole che ho riscontrato è quello lì per una parte dei vini che ho provato, mentre il perlage, spesso, quello c’è, e c’è anche il volume. Forse manca anche un po’ il sale, e in un periodo nel quale, per via del clima che cambia, le acidità si fanno più scarse, il sale aiuta un bel po’ a mantenere gradevole il sorso. Insomma, ci si deve lavorare, ma già sin d’ora bottiglie buone ce ne sono molte.
Siccome non mi piace stilare lunghi cataloghi di vini, affrontando l’assaggio mi ero dato l’obiettivo di selezionare solo dieci etichette. In realtà, ne presento, qui sotto, dodici, perché ci sono stati – come dire – degli ex aequo. Non sono, peraltro, gli unici vini che riberrei. Infatti, ce ne sono circa il triplo che potrei segnalare. Anzi, su qualcun altro magari mi soffermerò in futuro. Di certo, nelle carte dei vini mi metterò a cercare gli Alta Langa.
Ecco la mia selezione. In testa c’è una cantina sociale.
Alta Langa Blanc de Blancs Brut 2020 Clavesana. Fragranze di resina accompagnano i profumi di fiori macerati, spezie dolci, tè al gelsomino, pesca sciroppata, arancia candita e panettone. Complesso e fine. (95/100)
Alta Langa Pas Dosé 2020 Rizzi. Clorofilla, legno d’olivo spaccato, limone, buccia di cedro, sale e poi camomilla, mandorla e rinfrescanti tracce erbacee. Un vino sfaccettato e molto gradevole. (94/100)
Alta Langa Brut 2020 Pasquale Pelissero. La leggera nota di tostatura riporta alla nocciola di Langa. La bocca è giocata su note di pesca sciroppata, susina gialla stramatura e vaniglia. Ha corpo e carattere. (94/100)
Alta Langa Brut Sivà 2020 Abrigo Fratelli. Vino austero, sui toni della frutta disidratata, del melone, del fico d’India molto maturo. La polpa del frutto è grassa e avvolgente. Le vene saline allungano il sorso. (94/100)
Alta Langa Brut 2020 Sara Vezza. Sa di vaniglia, di confetto da sposa. La bolla è cremosa, l’impronta è classica e la beva è leggera. Un vino fine, elegante, perfetto per l’aperitivo e per la tavola. (94/100)
Alta Langa Pas Dosé 2021 Cascina Galletto Fabio Perrone. Fiori bianchi e venature di clorofilla, zenzero piccante e limone di Sorrento, con un che di biscotto alla vaniglia. Un piacevolissimo aperitivo. (93/100)
Alta Langa Riserva Pas Dosé Psea 2019 Pecchenino. Resina, fiori gialli e tracce officinali, perfino un po’ di anice e di mentuccia, e poi alchechengi, mandarino, salicornia. Asciuttissimo e di lunga persistenza. (93/100)
Alta Langa Riserva Blanc de Noir Pas Dosé Sessantacinquemesi 2017 Ettore Germano. Tracce resinose e officinali di mentuccia irradiano un sorso ampio e disteso. Frutta gialla matura, un pizzico di sale. (93/100)
Alta Langa Extra Brut Avremo 2021 Mauro Sebaste. Vaniglia, pane, scorza di limone, fiori bianchi. Pere acidule, fruttini (ribes). Solido e quasi tagliente. Caratteriale, nervoso vibrante, elettrico. (92/100)
Alta Langa Brut 2021 Vinchio Vaglio. L’impostazione è del tutto classicista, con il lievito, la crosta di pane e la brioche in rilievo. La bocca è opulente, densa, cremosa, a tratti perfino burrosa. (92/100)
Alta Langa Pas Dosé Orme 2020 Pianbello. I profumi sono classicheggianti. Un vino austero, ben eseguito, con la brioche, l’albicocca e la crema inglese in primo piano. Poi, tracce asprigne di uva spina. (92/100)
Alta Langa Riserva Pas Dosé Zero 2019 Enrico Serafino. Ai classici profumi di crosta di pane fanno seguito inconsueti e accattivanti ricordi di champignon, salvia, mandarino e susina. Ha corpo e slancio. (92/100)