A un rosé come questo date qualche anno di cantina

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Non sono un grande ammiratore dei rosé oggi di moda. Ne capisco la portata commerciale, ma preferisco bere altre cose. Non mancano le alternative. Uscendo dalla generalizzazione, ci sono poi dei vini che fanno onore alla denominazione cui appartengono, e che mostrano le possibilità talvolta inesplorate dal resto dei produttori. Qualche altra volta è il tempo a rendere giustizia, rivelando a chi dispone di un minimo di pazienza aspetti insospettabili di un certo vino.

L’Hydropathe è uno dei rosé di Provenza più stilizzati, ma ho sempre pensato che fosse in gran parte prigioniero della nefasta tendenza attuale a cercare più la forma che la sostanza. E magari da giovane patisce anche una dose di solfiti non delle più basse. Ed è qui che entra in gioco il tempo.

A distanza di oltre tre anni dalla vendemmia, questo rosé si dimostra quasi trasfigurato. Mantiene un colore ancora molto vivace, e anche una freschezza di aromi insospettata. I profumi balzano fuori dal bicchiere con notevole disponibilità, alternando gli agrumi a note più intriganti di rosmarino ed erbe provenzali. Lungo e gradevole, saprà accompagnare anche piatti di alto livello gastronomico. Un invito a dare quattro o cinque anni di cantina ai rosé di maggiore struttura. Ne sarete ricompensati.

Côtes de Provence Sainte Victoire Hydropathe 2014 Domaine Sainte Lucie
(90/100)