Ma non si doveva scrivere Asti docg Secco?

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Scusate, ma non capisco. Mi sono letto il disciplinare dell’Asti e anche il decreto sull’etichettatura provvisoria varato per consentire di applicare le previsioni del nuovo disciplinare già dalla vendemmia 2017.

All’articolo 1 – primo comma – del disciplinare, riportato nel decreto, è scritto così:

La Denominazione di Origine Controllata e Garantita “Asti” è riservata ai vini rispondenti alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal presente disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
“Asti” o “Asti Spumante”;
“Asti” o “Asti Spumante” Metodo Classico (metodo tradizionale);
“Moscato d’Asti”;
“Moscato d’Asti vendemmia tardiva”.

Le virgolette le ho lasciate come sono nel testo ufficiale. Sono importanti, perché dicono esattamente qual è il nome della denominazione di origine, come si chiama insomma.

All’articolo 6, invece, quello della caratteristiche al consumo, nella descrizione del sapore del vino sono sparite le parole “aromatico” e “dolce” e al loro posto è comparsa la definizione “da extrasec a dolce”, il che serve per poter lanciare la nuova (e discussa) tipologia dell’Asti Secco.

Il primo comma dell’articolo 6 è dunque ora il seguente:

Il vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita “Asti” o “Asti Spumante” all’atto dell’immissione al consumo, deve rispondere alle seguenti caratteristiche:
– spuma: fine, persistente;
– colore: da giallo paglierino a dorato tenue;
– odore: caratteristico, delicato;
– sapore: caratteristico, equilibrato, da extrasec a dolce;
– titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,50% vol di cui svolto 6,00% vol;
– acidità totale minima: 4,5 g/l;
– estratto non riduttore minimo: 15,0 g/l.

Però.

Però se non ho capito male, avendo la docg il nome di “Asti”, chi volesse produrlo in versione Secco dovrebbe scrivere Asti docg Secco. Oppure, semplificando nella descrizione, come è consentito in deroga solo all’Asti, al Marsala e al Franciacorta, potrebbe scrivere Asti Secco, omettendo Docg. Ma mai Asti Secco docg.

Ciò detto, e ammesso che io non abbia interpretato male, quel che non capisco è come sia possibile che il Consorzio Asti Docg, nel lanciare la nuova tipologia dell’Asti Secco, abbia varato l’hashtag #ASTISeccoDocg che dovrebbe semmai essere #ASTIDocgSecco.

Temo che così si rischi di fuorviare i produttori, che potrebbero esser indotti a usare la stessa sequenza, Asti Secco Docg, che non mi pare invece ammissibile.