Il Vigneto Giardino è un eccellente passepartout

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Saputo del ritorno di Franco Adami alla guida del Consorzio di tutela del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene dopo tanti anni, ho avuto curiosità di riassaggiare il vino di riferimento della sua cantina, ossia quel Vigneto Giardino Asciutto che debuttò come Riva Giardino Asciutto nel lontano 1933 alla prima mostra mercato dei vini tipici italiani a Siena (primo esempio di single vineyard sui colli valdobbiadenesi), alla faccia di chi si ostina scioccamente a credere che le bollicine prosecchiste siano invenzione moderna. L’ho sempre pensato, il Vigneto Giardino, come un vino passepartout, perché molte volte mi ha permesso di risolvere un pasto nel quale i commensali avessero fatto scelte di piatti tra loro antitetici. Con l’avvolgenza tipica della frutta matura in macedonia che lo contraddistingue e una bolla così cremosa da riempiere il palato di morbidezza setosa, sta bene pressoché con tutto, il che ha del miracoloso. Questo mi conferma, peraltro, nella mia radicata convinzione che il Prosecco di collina renda benissimo nella versione dry (questo vino dichiara, nella scheda tecnica presente sul sito aziendale, tra i diciassette e i diciannove grammi di zucchero per litro, molto ben bilanciati dall’acidità e dal corpo) e che in tale versione, oltretutto, abbia una grande capacità di invecchiamento, come dimostrano alcune bottiglie che conservo e, di tanto in tanto, stappo.

Non lo riprovavo da un po’. L’assaggio del vino della vendemmia 2023, che ha finito di prendere spuma nell’aprile di quest’anno (l’informazione è riportata nella controetichetta, ed è bene ci sia), ha ribadito la grazia del Vigneto Giardino, e a dire il vero usare la parola assaggio è fuori luogo, giacché il bicchiere me lo sono bevuto per intero, e con soddisfazione.

Valdobbiadene Rive di Colbertaldo Vigneto Giardino Asciutto 2023 Adami
(93/100)

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