Sono rarissimi i vini bianchi che possiedano la medesima prerogativa di quelli che produce Filippo Filippi a Castelcerino di Soave, ossia di essere meglio a sedici gradi di temperatura piuttosto che a dodici e a venti piuttosto che a sedici e perfino a venti, ventidue, ventiquattro. Insomma, di essere del tutto indifferenti alla temperatura, così com’è per l’uva, madre del vino, che puoi raccogliere in vigna e mangiare, succosa nel frutto e coriacea nella buccia, in un giorno solatio di fine estate e ancora meglio nelle prime settimane d’autunno. Che so, un pomeriggio d’ottobre iniziato da poco, quando gli acini, ormai dorati, sono intiepiditi da un sole che procede basso sulla linea dell’orizzonte e ancora non vuol dare l’arrivederci alla bella stagione.
Me ne ha offerta ulteriore riprova l’assaggio della Turbiana, ossia trebbiano, del 2022, che dei vini di Filippo ha l’impronta esatta e si gusta al meglio, appunto, non a bassa temperatura, e anzi man mano che si affranca dalla frescura si fa più coerente con il cibo, e pressoché con qualunque cibo, ossia pesce o verdure o carne o paste o formaggio, anche un semplice boccone di pane. Vino passepartout, acidissimo, sulfureo e soprattutto vivo e vitale. Come masticare a lungo la scorza, dura, di un chicco preso nella vigna.
Verona Trebbiano Turbiana 2022 Filippi
(90/100)