Torricella, ossia la gioia di un inatteso stupore

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Il pregiudizio è un’opinione aprioristica e preconcetta. Insomma, è un giudizio dato prima di aver fatto l’esperienza di quel che si va a valutare, un pre-giudizio. Magari si può provare a portare a parziale scusante una serie di accadimenti sfavorevoli verificatisi in casi analoghi a quello che si dovrà affrontare, ma la mente va comunque tenuta aperta all’eccezione, perché le eccezioni ci sono quasi sempre.

Io per esempio ho un pregiudizio nei confronti dello Chardonnay. Non mi piace la sua versione grassa e burrosa. Non mi piace la sua interpretazione farmaceutico-minerale. Non mi piace il suo essere prevaricatore quand’è in taglio con altri vini. Non mi piace il suo voler farsi riconoscere a tutti i costi. Insomma, non mi piace; salvo ovviamente le eccezioni, che sono pronto ad accogliere festosamente.

Una splendida eccezione che m’ha lasciato a bocc’aperta dallo stupore e dalla contentezza l’ho incontrata dove avrei ritenuto difficile che potesse manifestarsi, e cioè in una grande terra di vini rossi com’è quel pezzo del Chianti che viene chiamato giustamente Classico, e addirittura in uno dei luoghi simbolo di quel territorio, al Castello di Brolio del barone Ricasoli.

Eppure ammetto che, per quanto ho scritto sopra, quando Francesco Ricasoli m’ha versato il suo Torricella, uno Chardonnay che sta sotto l’igt Toscana, ero un po’ prevenuto; invece il sorso mi si è acceso di una luce radiosa, ed è stato come se una scossa mi percorresse il palato e la schiena.

È un giocoliere, questo vino, un equilibrista. Avvolge, ma è pervaso d’irrequietezza. È polputo, ma scrocchia sotto ai denti. È compatto, ma sfodera una beva eccelsa. Sprizza di sale, ma ha un’indole serissima. Raffresca, ma ha un’impalcatura tannica. Gioca con i contrasti, li doma e ne trae l’armonia.

Mi verrebbe spontaneo affermare che ha dell’incredibile, se invece non fosse totalmente credibile perché l’ho bevuto. Perché, sì, dopo l’assaggio formale sul posto, me lo sono ribevuto liberissimo a casa mia, e ne ho avuto una conferma del tutto convincente, e il mio stupore si è rinnovato, gioiosamente. Sono felice di aver constatato, nel caso specifico, il misero crollo dei miei pregiudizi.

Piuttosto, mi pongo la domanda di quale sia la magia di quel Castello, giacché vien tutto bene, là. L’estro dei vignaioli, certo, la sapienza dei cantinieri, è vero, il territorio felice, d’accordo, ma poi? C’è un che di portentoso, in quel luogo. Ci devo tornare.

Toscana Chardonnay Torricella 2021 Ricasoli 1141
(93/100)

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