Taurus, il percorso più accidentato verso il Muscadet

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Il Domaine de l’Écu è molto noto grazie al titanico lavoro di Guy Bossard, che l’ha portato nel tempo ad essere uno degli emblemi della biodinamica in Francia. Il suo successore, Fred Niger, ha avuto una pesante eredità da gestire, e non solo non ha cambiato l’idea di fondo, ma anzi ha portato ancora più in avanti la ricerca della massima espressione del terroir che già era evidente con Bossard.

Oltre alle cuvée classiche, identificate a seconda del tipo di suolo, Fred ha voluto provare un approccio ancora più radicale, realizzando delle micro produzioni di grande carattere. In questo Taurus si è cercato di approfondire il lato maturo e complesso del melon de Bourgogne, vitigno emblematico del Muscadet. Sono poche migliaia di bottiglie che escono dai canoni più rassicuranti della maggior parte della produzione regionale. Non cercate qui il classico vinello da ostrica, tutta acidità e perlant. Siamo in un territorio più accidentato e rischioso.

Il vino fermenta con i suoi lieviti spontanei e poi ha una maturazione in due fasi. Prima in acciaio sulle fecce nobili per dodici mesi e poi un altro anno in barriques che immagino non siano nuove. La prima cosa che mi viene in mente è il termine austero. Il vino si scioglie lentamente, si concede solo ai più pazienti. Inizia con note di terra, erba bagnata, genziana, lievito di birra, spezie. La mineralità dei migliori Muscadet impregna la beva. Seguono una piacevole nota amara, il fumé e la torba, delle note di macerazione. Ha una grande complessità che appartiene solo ai grandi vini, il finale ha un frutto di notevole maturità che termina sul miele e la camomilla. La finezza è preservata, siamo in Loira. Un vino che sembra arrivare da un altro pianeta, che ci lascia un ricordo di distillato di frutta.

Muscadet Sèvre et Maine Taurus 2012 Domaine de l’Écu
(95/100)

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