La generosità del sangiovese e la sua capacità di adattarsi ai diversi territori lo hanno reso un vitigno molto diffuso in tutta l’Italia centrale. Ma anche uno dei più famosi al mondo in quanto dà vita a vini importanti e di prestigio internazionale nelle denominazioni del Brunello di Montalcino, Chianti e Nobile di Montepulciano. È stato questo il tema di Storie di Vini e Vigne nell’appuntamento mensile di novembre a Cap’alice, l’enosteria tipica napoletana, e a raccontare i suoi sangiovese è stato l’enologo Paolo Caciorgna, insieme al suo braccio destro Nicola Berti.
La storia importante dei vini da sangiovese deve moltissimo alla presenza in Toscana di famiglie nobili, ricche e potenti, che non hanno mai smesso di investire sui vini delle loro tenute, nella volontà non solo di fare commercio, ma anche e soprattutto di valorizzare e raccontare al meglio la propria terra. Questi vini hanno pertanto goduto ampiamente di canali preferenziali con un certo savoir faire che li ha mantenuti costantemente sulla cresta dell’onda. Sull’origine del nome si fanno diverse ipotesi e tutte riconducibili sia alla sacralità che gli uomini hanno sempre attribuito al vino, sia al forte legame intrecciato attraverso la vite con le proprie origini. Ecco che si ipotizza essere sanguis Jovis l’etimo di partenza, riconducibile al Monte Giove vicino Sant’Arcangelo in Romagna, oppure la festività di san Giovanni che segna il solstizio d’estate a fine giugno, momento particolarmente celebrato in agricoltura, diventando l’uva San Giovannina in alcune zone della Toscana.
Ma entriamo nel vivo della degustazione partendo dall’areale di Scansano dove il sangiovese prende il nome di morellino, come i bellissimi cavalli della Maremma. La Cantina Cooperativa del Morellino di Scansano ha compiuto qui un piccolo miracolo, ovvero ha ridato fiducia ed entusiasmo a 150 soci guidati dall’enologo Paolo Caciorgna. Non più di tre ettari per ogni vignaiolo le cui vigne vanno dal mare al monte Amiata. Morellino Roggiano Riserva 2017 è il cru protagonista di questa degustazione, porta con sé il vigore del morellino, specie all’assaggio, e il timbro mediterraneo nei profumi.
Casole è in una zona meno conosciuta per la produzione del sangiovese, ma sulla quale c’è sempre più interesse negli ultimi anni proprio grazie all’impegno di Caciorgna che qui conduce l’azienda agricola di famiglia Pietro Caciorgna. Siamo poco distanti dall’incanto di San Gimignano, circondati dalla bellezza della campagna toscana e della Val d’Elsa, dove i terreni sono molto eterogenei tanto che la viticoltura è diffusa a macchia di leopardo. Alcuni suoli hanno origini vulcaniche, tra cui quelli del vigneto dove si produce il Terre di Casole Macchie dell’Azienda Agricola Pietro Caciorgna. Ricchi di sabbie e magnesio, conferiscono al Macchie 2016 un suo timbro sottile, elegante, complesso e seducente nei profumi che vanno dalla viola alla ciliegia, alle piccole spezie di pepe nero e chiodi di garofano.
Il Chianti Classico Riserva 2016 Castello della Paneretta porta con sé il fascino della storia, passando dalla proprietà dell’importante famiglia dei Vettori, agli Strozzi e Albisetti. Più di 400 anni sui crinali delle colline nel territorio di Barberino Val d’Elsa dove c’è una cresta di terre molto vocate, galestro e alberese, tra le località Monsanto ed Isole e Olena. Il clone del sangiovese deriva proprio dalla selezione massale effettuata tra i filari della Paneretta. Si fa apprezzare per i suoi profumi eleganti, sussurrati, di viola e accenti balsamici, mentre il sorso mostra tutta l’austerità severa del sangioveto della collina di Monsanto.
In anteprima al pubblico assoluta ed esclusiva arriva il Brunello di Montalcino Le Lucére 2015 di San Filippo, già tutto prenotato sul mercato ancora prima di essere messo in commercio. Ormai una celebrity grazie agli alti punteggi ricevuti da James Suckling e Wine Spectator. L’azienda sembra avvolta da una coltre fiabesca, racchiude tra i vecchi vigneti un piccolo borgo di vignaioli ed è organizzata per l’accoglienza. Siamo nel versante di Montalcino rivolto ad est, verso la Val d’Orcia, zona nota per la finezza dei suoi vini, dove ritroviamo anche le vigne di Salvioni e Cerbaiona, nella attuale proprietà di Roberto Giannelli, fiorentino illuminato e innamorato di questa tenuta. Ha temperamento da grande vino capace di destreggiarsi con sicurezza tra rigore ed eleganza: sottile, determinato e profondo, ha toni scuri al naso, mentre l’assaggio colpisce per il ritmo e la complessità.
Bossona è uno dei migliori cru di Nobile di Montepulciano, caratterizzato da sabbia e tufo nello strato superficiale, mentre in profondità ritroviamo scheletro fossile. Il sangiovese si usa chiamarlo prugnolo gentile e sicuramente sinuosità e gentilezza conducono il leit motive del Nobile di Montepulciano Riserva Bossona 2013 delle Cantine Dei. A condurre l’azienda di famiglia oggi è Caterina Dei che ama unire la grande passione per il canto a quella del vino, nutrendo l’una dell’altra e viceversa, fino a creare una sottile alchimia capace di annullare ogni confine territoriale o immaginario. Il vino dichiara una personalità distinta, coinvolgente, flessibile e di grande eleganza, senza mai sminuire la verve volitiva del nobile sangiovese.