I rossi di Bandol vanno attesi

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Non è una esagerazione affermare che i vini rossi di Bandol vanno attesi per almeno dieci o quindici anni. In verità anche i bianchi e i rosé di quella denominazione provenzale guadagnano dall’essere attesi qualche tempo. Provate un Bandol Rosé di cinque o sei anni e mi darete ragione. L’attesa ripaga non solo per una maggiore complessità, ma soprattutto perché si inizia a ridurre la carica tannica che domina nei vini giovani. Questo non significa che un Bandol rosso di quindici anni sia un gentile damerino: il tannino rimane, semplicemente si ingentilisce un pochino. Di conseguenza direi che è uno di quei vini che obbligatoriamente richiamano il cibo. Un abbinamento riuscito risolve agilmente la questione.

Ottenuto da un sessanta per cento di mourvèdre, completata da grenache, cinsault e carignan, il Bandol Rouge 2013 del Domaine La Suffrene ha un colore denso e ancora intatto. L’evoluzione è appena accennata, gli aromi giocano sul versante delle erbe di Provenza, alle quali si accompagnano incenso, olive nere, frutta scura e cedro. Nel bicchiere seguono poi note di frutta sotto spirito e di cera d’api, per finire con i fiori.

Lo definirei compatto, tutto di un blocco. Non è un vino per assaggiatori seriali o per chi non ha tempo da dedicargli. Il tannino è fitto e di qualità, e si interseca con una buona acidità che gli conferisce freschezza. Lascia ricordi di liquirizia, spezie, agrumi, erbe e carciofo, in un contesto di grande vitalità.

Un elogio alla lentezza. Dovete aspettarlo nel bicchiere, lasciare che si esprima con calma e allora vi ricompenserà. Si può bere senza problemi, ma se lo dimenticate in cantina venti anni non farà una piega.

Bandol Rouge 2013 Domaine La Suffrene
(93/100)

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