Porca miseria, che vino questo rosé

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“Porca miseria, che vino!” Mi è uscito detto così al primo sorso di un vino della denominazione di origine francese di Les Baux de Provence che ha come colore un rosa tendente all’aranciato e alla buccia di cipolla così diverso da certi rosé modaioli che vendono bancali e bancali di bottiglie.

Pregasi tornare all’esclamazione iniziale. Ho detto “porca miseria, che vino”, non “porca miseria, che rosé”. Piantiamola per favore di considerare i vini rosa una categoria “minore” o “marginale”. Sono vini. Di colore più o meno rosa. E questo è un gran bel vino, a prescindere dal colore. Lo fa secondo i dettami della pratica biologica un’azienda di vignaioli indipendenti transalpini, i Cartier, che porta il nome di Mas de Gourgonnier e sta a Mouriés, nel dipartimento delle Bouches du Rhône.

Adesso però viene il problema di spiegare come sia questo vino, e allora ricorro a un esempio che non ha a che fare con il vino. Avete presente il titanio e la fibra di carbonio? Permettono di fare delle cose super solide eppure anche leggerissime. Ecco, questo rosé è così, è sontuosamente solidissimo eppure te ne bevi un bicchiere dietro l’altro, e se non ho reso l’idea, magari provatelo. Io l’ho trovato su un sito francese specializzato in vini bio e “naturali” (si chiama Vins étonnants). L’ho pagato 11,25 euro, che è niente, per il vino che è questo qui (attenzione, le spese di spedizione sono altine, per cui è meglio fare un ordine di una scatola mista).

Les Baux de Provence Rosé 2019 Mas de Gourgonnier
(93/100)

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