Ora so che anche a San Marino c’è una ribolla

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Quest’articolo dovrebbe appartenere a una rubrica titolata – che so – “non si finisce mai di imparare” oppure, socraticamente, “so di non  sapere”. Infatti non sapevo che a San Marino ci fosse un’uva che prende il nome da questo che è il il terzo stato più piccolo al mondo dopo il Principato di Monaco e il Vaticano. A dire il vero, non sapevo neppure che a San Marino si facesse vino. Ora ho colmato, in piccola parte, entrambe le lacune.

Il vitigno ha il nome di ribolla di San Marino e con la ribolla friulana non ha niente in comune. In dialetto la chiamano anche arbola. Nel Riminese è la rebola. Sono sinonimi del pignoletto. “Pressoché sparita negli anni ’80, a causa della produzione non elevatissima e della sensibilità ad alcune ampelopatie – scrive sul proprio sito internet la Cantina San Marino -, dopo anni di sperimentazione e dopo un importante lavoro di selezione di clone tipicamente sammarinese, ora è il vitigno bianco più coltivato in Repubblica dopo il biancale”.

Ho citato la Cantina San Marino, alias Consorzio Vini Tipici di San Marino, perché è una sua produzione quel Caldese che ho bevuto, bianco figlio delle uve di chardonnay e ribolla sammarinese (presente per il trenta per cento della cuvée) coltivate sula balze del Monte Titano. Fermentato e affinato nel legno francese per un anno, si presenta con una lieve doratura, offre memorie vanigliate di fiori di acacia e possiede buona struttura, polpa fruttata e una traccia di sale che offre slancio alla beva e allunga il sorso. Come accade con i bianchi che possiedano del carattere, è preferibile berlo a temperatura non fredda.

In etichetta si legge che il vino è a identificazione di origine, la nomenclatura in uso localmente, rilasciata dallo Stato. “Il Marchio di Stato – dichiara la Cantina – garantisce qualità seguendo l’intera filiera produttiva. Gli organi tecnici e operativi dello Stato tutelano i consumatori e valorizzano il patrimonio enologico”.

Voglio aggiungere che dal sito aziendale ho appreso che la Cantina fu fondata nel 1979 – che non è esattamente ieri mattina – “per tutelare e valorizzare l’intero patrimonio enologico sammarinese” e che lavora l’uva di un centinaio di conferenti.

Adesso queste cose le so, spero di averle fatte conoscere anche ad altri che, come me, non ne avevano contezza.

Caldese di San Marino 2021 Cantina San Marino
(88/100)

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