In lode delle annate piccole e dei vini leggeri

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Vabbé, immodestamente devo dire che l’avevo scritto anch’io che le annate piccole possono dare grandi vini, e che quel che chiamo il vinino, ossia il vino leggero ma non banale e anzi territorialmente molto espressivo, a volte può essere grande. Però se lo dice un mostro sacro del wine writing internazionale come Jancis Robinson ha tutto un altro peso. Così invito a leggere il suo pezzo dal titolo In Praise of Lighter Vintages che comincia con questa domanda: “Qual è meglio, un vino che abbia un firte potenziale d’invecchiamento o uno che è buono oggi?” Perché, già, la critica i genere “tende a favorire i vini concentrati, tannici, rispetto a quelli relativamente chiari e leggeri”. Ma non è mica sempre vero che i primi siano meglio dei secondi.

Il tannino, per esempio, è ingannevole e non è che più ce n’è e meglio il vino regga il tempo. “Vale la pena di far invecchiare i vini che hanno molti tannini solo se c’è abbastanza frutto per supportarli mentre decrescono col tempo in bottiglia”, scrive Jancis Robinson.

Prendiamo poi la questione delle annate. Il problema è, come dice lei, che spesso – e soprattutto da parte della critica internazionale, dico io – si tende a dare per scontato che i vini di una certa annata nella quale non ci sia ridondanza di tannini quando sono giovani non invecchieranno bene, ma non è necessariamente così.

Credo sia ora che se ne rendano conto anche i più riluttanti.