Ecco una carrellata di Champagne da far girare la testa

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Forse non svelerò nulla di nuovo per i bevitori più incalliti e appassionati di Champagne, ma un riepilogo degli assaggi dei vini delle maggiori maison credo che possa essere comunque utile. La parte prevalente degli assaggi l’ho effettuata durante le degustazioni del Grand Tasting di Parigi. Queste sono le etichette che più mi hanno colpito.

Laurent Perrier, Grand Siècle n° 25. Cuvée nata nel 1959 e qui alla venticinquesima edizione, 58% di chardonnay e 42% di pinot noir. Basi 2006, 2007 e 2008. Spezie dolci, agrumi, fiori, un insieme vivace. La classe si percepisce realmente al palato, magnifico per consistenza e continuità. Saprà dare soddisfazioni per molti anni. Da non mancare. (97/100)

Jacquesson, Dizy Terres Rouges Extra Brut 2013. Non verrà più prodotto il rosé, ma per consolarci possiamo aprire questo champagne di carattere. Terra ed argilla, un insieme originale, una persistenza immensa, tanto sale. Finale grasso e ricco che però ritorna verso una certa austerità. (96/100)

Agrapart, Venus 2015. Una versione al limite della fragilità. Delicate note di bergamotto e fiori. Non ha ancora trovato il suo equilibrio ma è un vino dalla lunghezza entusiamante e saprà affermarsi negli anni. Al momento rischia perfino di passare inosservato. (95/100)

Bollinger, RD 2007. Una conferma anche in un anno non tra i più semplici. Spezie come curry e cumino, limone confit. Beva avvolgente con un finale più acidulo nel quale troviamo miele e crosta di pane. È già quasi pronto. (95/100)

Henriot, Hemera 2006. Questo è il nuovo nome della cuvée Enchateleurs. Dodici anni sui lieviti. In bilico tra spezie ed ossidazione, ha una bolla finissima. Finale fresco e nervoso, sembra molto più giovane. Finale di sale e acciuga, lungo e con una evoluzione magnifica. Uno dei migliori. (95/100)

Jacquesson, Cuvée n° 739 DT. Un invecchiamento prolungato per questo vino basato su un 65% di chardonnay. Note tostate e fruttate, molta energia e una lunghezza salina. (95/100)

Thiénot, Cuvée Stanislas 2008. Una maison che conosco poco ma che mi ha molto impressionato. È un blanc de blancs piuttosto austero, odora di pietra e ha molta energia. Sapido e lungo. (95/100)

Moët&Chandon, 2002. Collection Grand Vintage Extra Brut: 51% di chardonnay, 26% di pinot nero e il resto di meunier. Dieci anni sui lieviti. Anche una grande casa riesce a fare vini di carattere. Note di frutta secca, tartufo bianco, spezie e minerali. Finissimo e al tempo stesso quasi barocco. (94/100)

Pol Roger, Vintage 2013. Marcato da dei pinot noir di qualità, è voluminoso, aperto e rotondo. Da tenere qualche anno in cantina. (94/100)

Roederer, Brut Rosé 2016. Un 70% di pinot noir per una beva sul filo della ossidazione. Spezie e lieviti, frutta rossa e sale, complesso e lungo. (94/100)

Ruinart, Dom Ruinart Blanc de Blancs 2007. Sboccato a fine 2017. Frutta secca e lievito, fiori di tiglio e gesso. Un palato largo e ricco, vino autunnale da attendere, grande struttura. (94/100)

Veuve Fourny, Cuvée R Blanc de Blancs Extra Brut. Difficile scegliere nella gamma di questa che considero come una delle migliori case dello Champagne. Qui c’è una evoluzione che apporta complessità. Note di mare e di pompelmo. Una texture importante, con un finale al tempo stesso rotondo e acidulo di grande intensità. (94/100)

Bollinger, La Grande Année 2012. Come ci si attende da una annata importante è un vino di struttura e finezza, persistente e salino. Ricorda il mare. (93/100)

Gosset, Celebris 2007. Ancora riservato, al momento è più leggibile al palato. Si sente un grande lavoro sui lieviti, sapido e speziato. Da attendere. (93/100)

Henriot, Millésime 2012. Viene da sei diversi cru con una maggioranza di chardonnay, specialità della casa. Minerale, gesso, pesca bianca, fiori e nocciola. Dinamico. (93/100)

Laurent Perrier, Brut Nature Blanc de Blancs. Ancora una grande bottiglia da una grande maison. Si segnala come uno dei più fini tra gli Champagne degustati. Vibrante con materia e lunghezza. Meglio lasciarlo qualche tempo in cantina. (93/100)

Mailly Grand Cru, Les Echansonss 2008. Il 75% è pinot noir. Profondo e vibrante, molta freschezza. (93/100)

Moët&Chandon, Grand Vintage Rosé 2012. Un 46% di pinot nero e il 13% di vino rosso, cinque anni sui lieviti. Ribes, ciliegia, un bel frutto. Equilibrato e salino, potente ed elegante. (93/100)

Pol Roger, Rosé Vintage 2015. Uno dei migliori rosé delle mie degustazioni. Naso di pepe e spezie, ciliegia, godibile. (93/100)

Thiénot, Vintage 2012. Teso e vibrante, finale di fiori, mare e frutta secca, non è ancora al suo apogeo ed ha ancora molto da dire. Si dovrebbe trovare a un prezzo accettabile. (93/100)

Veuve Fourny, Monts de Vertus 2013 Extra brut. Agrumi, fiori e nocciola, tutto molto classic. Salino e floreale alla beva, persiste facendosi più sottile ma senza lasciare il palato. (93/100)

Agrapart, Aviziose 2015. Vino complesso per la vinificazione in barriques. Ricco e presente, note verdi di basilico e una grande freschezza. Da aspettare. (92/100)

Deutz, William Deutz 2009. Complesso, asciutto, aromi di anice e agrumi. Cremoso e con una bollicina carezzevole e delicata. (92/100)

Philipponat, Clos des Goisses 2009. Spezie, burro e mare. Una bolla finissima e tanta materia, finale che ricorda l’umami. (92/100)

Veuve Clicquot, Extra Brut Extra Old 3. Oltre il 50% di vini di riserva anche del millesimo ’89. Pepe, spezie, tartufo e un palato complesso che lo rende adatto a una cucina autunnale sostanziosa. (92/100)

Roederer, Cuvée Collection 242. Il brut “base” di Roederer ha come novità il fatto di riportare un numero progressivo che identifica il lotto, un po’ come fa Jacquesson. Si conferma al vertice di questa categoria popolare, con una complessità degna di un piccolo vigneron. (91/100)

Genet-Medéville, Tradition. Una buona introduzione, Champagne classico, morbido e che piacerà più o meno a tutti. (90/100)

Henriot, Brut Souverain. Si conferma ai vertici della categoria. Minerale e fruttato, palato floreale e agrumato, può servire da aperitivo ma anche stare a tavola. (90/100)

Laurent Perrier, la Cuvée. Voglio citare uno dei migliori champagne “commerciali”. Una maggioranza di chardonnay (55%) e un affinamento di cinque anni sui lieviti. Pulito e rotondo per la maturità del pinot nero, una bottiglia esemplare. (89/100)

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