Rare volte capita che mi stupiscano i vini rosa delle zone che non siano storiche per la categoria. C’è tuttavia un rosato che viene dalle terre aretine del Valdarno di Sopra che mi ha stupito. E dire – lo ammetto – che mi ero messo sulla difensiva, quando me ne venne offerto un bicchiere, perché, si sa, pregiudizi ne nutriamo tutti, e vedermi offerto un calice di un rosato di una zona, appunto, non tradizionale per il vino rosa e fatto per di più con il cabernet franc, be’, i miei pregiudizi li aveva solleticati.
Riguardo all’uva, i motivi della diffidenza erano due. Il primo è che l’unica zona che ha vera tradizione nel rosé fatto con il cabernet franc è quella di Anjou, nella Loira, dove si produce il Cabernet d’Anjou, che ha la sua prerogativa essenziale nell’equilibrio tra la dolcezza e l’acidità, ma, vivaddio, dolce lo è sempre. Il secondo è che trovo insopportabili i rosati che finiscano con un tannino verde, e il cabernet franc, se non è a piena maturità fenolica, di screziature verdi ne ha fin troppe. Invece l’Osato della piccola cantina La Salceta è un perfetto rosato secco dal tannino a sua volta perfettamente maturo e con l’annata 2020, che è la prima che ho avuto nel bicchiere, per me si è candidato a un ruolo di rilievo nel mio panorama di bevute in rosa di quest’anno.
La Salceta è nel comune di Loro Ciuffenna e a condurla è Ettore Ciancico, che della doc combattiva del Valdarno di Sopra, tutta convintamente votata al credo dell’agricoltura biologica, è anche direttore. Il suo Osato 2020 l’ho bevuto da una magnum chiusa con il tappo di vetro Vinolok, una chiusura che mi sta favorevolmente impressionando proprio sul doppio formato. Ad ogni modo, ho usato il verbo “bere” perché di questo vino me ne sono servito tre volte, il che credo sia sintomatico di quanto mi sia piaciuto. Siccome nella doc si ricomprendono il sangiovese e anche le varietà internazionali, non è da stupirsi che questo rosato venga dal cabernet franc. È gastronomico, marcato nei sentori di piccolo frutto e ben salato e del tutto ancora giovanile e ha tracce officinali e chiude, lungo, con quella serietà tannica che piace a me.
Ho anche avuto modo di assaggiare il 2022, che è più scuro di colore, come mi aspetto da molti rosati dello scorso anno, che fu caldissimo e portò a concentrazione gli antociani. Ha tuttavia un’acidità vivida e quasi inattesa, che intride un frutto più maturo e fitto. Avrà bisogno di attesa perché possa esprimere tutto il suo potenziale. Comunque, la riprova che Ciancico il rosato lo sa fare, e ha le vigne giuste per produrlo.
Valdarno di Sopra Rosato Osato 2020 La Salceta
(91/100)
Valdarno di Sopra Rosato Osato 2022 La Salceta
(88/100)