Alla fine, i vini buoni si misurano in interiezioni

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Quando una parola di senso compiuto viene utilizzata occasionalmente a scopo esclamativo, la si definisce interiezione. Talora, le interiezioni possono rendere esclamativi, tramutandone il significato, alcuni vocaboli che normalmente sono ritenuti volgari. Non è che l’esclamazione, in tal caso, si nobiliti, ma l’uso comune la rende meno esplicita del vocabolo in sé, in quanto è il significato esclamativo e prendere il sopravvento. Tutto questo per dire che talvolta, quando un vino mi piace molto, ma proprio tanto, e non so come esprimere in altra maniera la mia soddisfazione, esclamo: cazzo che buono! Anzi, se dovessi stilare una classifica dei vini che mi sono piaciuti di più, temo che dovrei enumerarli nell’ordine delle quantità di cazzo che buono! che mi hanno fatto esclamare. Il che non depone a favore della mia proprietà e finezza di linguaggio, ma certamente aiuta a comprendere il livello della soddisfazione che ho vissuto nel momento di quelle memorabili bevute.

L’ultimo in ordine di tempo tra i vini che posso quantificare secondo quantità rilevanti di cazzo che buono! è il Poggio Tura 2015 delle Vigne dei Boschi, un Sangiovese dell’igt Ravenna. Se adesso mi si chiede perché mi sia piaciuto così tanto questo vino, non saprei che cosa rispondere, se non che ha una personalità selvatica e spettacolare. Insomma, lo trovo autentico, che è un parolone. Capisco di non essere stato molto chiaro, ma non so che cosa farci. Vi invito a fidarvi dell’interiezione.

Ravenna Sangiovese Poggio Tura 2015 Vigne dei Boschi
(95/100)

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