Ecco qua il Recioto di Soave Spumante, ed è godurioso

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Non dispongo di un censimento aggiornato, ma credo che il Recioto in versione Spumante sia ormai ridotto a poche unità di etichette, mettendo insieme, nel Veronese, sia il Soave che la Valpolicella, e perfino il Gambellara del Vicentino. Capisco che non sia facile produrre e vendere un vino così anomalo rispetto alle tendenze correnti, che sembrano escludere pregiudizievolmente i vini dolci (salvo poi verificare una corsa agli Extra Dry) e non sono in grado di attrarre la curiosità dei cercatori di chicche enologiche (i quali, se vogliono una bollicina dolce, si rivolgono semmai ai rari Champagne Doux o a Vouvray). Lo capisco, ma ne sono abbastanza affranto, perché sono vini che rappresentano la storia e, se son fatti bene, possono essere anche assai piacevoli.

Di recente ho bevuto con grande piacere, per esempio, il Recioto di Soave Spumante di Monte Tondo. In retroetichetta se ne consiglia il consumo insieme con il pandoro a Natale o con la colomba a Pasqua, ma io non sono d’accordo che vada relegato a fine pasto, e anzi, all’Osteria Monte Baldo di Verona, me lo sono fatto servire con un paio di fette di sopressa e dei quadrotti di polenta abbrustolita nel forno. Ci stava perfettamente, una goduria della gola. Lo vedo perfetto, sempre all’antipasto, con dei crostini col fegato e mi piacerebbe provarlo con le ostriche, e mi sento quasi certo che andrebbe benone anche in quel caso, e suggerirei altri accostamenti, come per esempio un risotto mantecato col taleggio. Perché, ecco, il problema dei vini dolci è che li si pensa quasi solo sui dolci, e invece a me non piace il dolce sul dolce. Ci stanno bene, sicuro, ma li preferisco in altri connubi, più grassi e gaudenti.

Questo vino, poi, dolce lo è certamente, avendo centodieci grammi per litro di zucchero residuo, ma è anche assai complesso, con quelle note di tartufo e zafferano che vengono dalla botrite e quei ricordi di spezie orientali e di buccia candita che sono donate dall’appassimento della garganega, uva dalla pelle coriacea, e quell’accenno di sale che estende il sorso non solo in durata, ma anche in ampiezza. Se vi capitasse l’occasione di trovarne una bottiglia, non lasciatevela scappare. Oppure passate al Monte Baldo di Verona, possibile che ne abbiano ancora.

Recioto di Soave Spumante 2019 Monte Tondo
(88/100)

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