Ci sono i vini pensosi e ci sono i vini golosi. I primi sono quelli che quando li bevi ti fanno meditare sul vino stesso oppure sui molti casi della vita. Gli altri sono quelli che bevi per il puro piacere di berli.
Pensavo all’esistenza di queste due categorie subito dopo aver assaggiato, a Vinitaly, la Corvina della produttrice gardesana Giovanna Tantini, vino che è certamente da ascrivere alla categoria della golosità. Peraltro, il fatto che un vino tanto goloso mi abbia indotto a formulare la riflessione di cui ho detto sopra è indicatore che non esiste un confine netto tra le due categorie, e semmai, talora, a farti propendere per l’una o per l’altra è il tuo stato d’animo o la tua predisposizione.
Il vino si chiama Ma.Gi.Co. e viene tutto da uve di corvina veronese di vigneti coltivati a Lazise e a Castelnuovo del Garda. Esce sotto l’insegna della doc Garda ed è, con il suo vivace color cerasuolo e la sua beva fruttatissima di marasca, di melagrana e di fragolina, una specie di linea di demarcazione o di congiunzione – dipende anche qui dai punti di vista – tra la versione rossa e quella rosa dei vini del territorio bardolinese. È anche la riprova che, pur trattandosi di un’unica varietà, c’è una differenza radicale tra la corvina coltivata sul lago di Garda e quella della Valpolicella, data dai suoli, dal clima e del modo di pensare differenti che ci sono nei due territori, separati, geograficamente, solo dal corso del fiume Adige, ma del tutto diversi in termini di approccio viticolo e vinicolo. Sul Garda non ci sarà mai la compostezza montanara dei rossi valpolicellesi, in Valpolicella non ci sarà mai la gioiosità solare dei rossi gardesani. Così pure, è impossibile che in Valpolicella ci sia la levità di colore che connota le corvine del Garda. Insomma, un vino come quello di Giovanna Tantini lo puoi fare solo sul lago, ed è riconoscibile come del tutto gardesana anche la sua sapidità, così come la gradazione alcolica contenuta (oggi, col cambio climatico che imperversa, i suoi dodici gradi e mezzo non sono molti).
Sul sito aziendale, Giovanna scrive che il Ma.Gi.Co. è “un ‘vino rosso’ da bere alla temperatura alla quale si bevono i vini bianchi” e ha ragione. Insomma, va messo in frigo, per goderselo, fresco, in piena estate, abbinandolo a quel che si vuole, al di fuori di ogni formalismo. Inoltre, è chiuso col tappo a vite, il che invita ulteriormente ad abbattere le formalità. Evviva.
Garda Corvina Ma.Gi.Co. 2024 Giovanna Tantini
(89/100)