Ora i ristoranti stellati dovranno tornare parkeriani?

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La notizia che la Michelin ha acquistato la totalità di Robert Parker Wine Advocate è nota. Qualcuno si è domandato se da adesso anche ai vini verrà assegnata la stella come ai ristoranti. Ritengo del tutto improbabile che qualcuno voglia disfarsi dell’affermato metodo parkeriano della valutazione in centesimi per i vini. Sarebbe un suicidio. La questione semmai è un’altra.

La questione che mi pongo è se d’ora in poi i ristoratori che hanno o ambiscono avere le stelle si sentano più o meno obbligati a tenere in lista i vini che conseguono i punteggi più alti su Wine Advocate.

Sappiamo tutti che Robert Parker ha imposto al mondo un preciso stile di vino, fatto di concentrazione, potenza, colore. Ha avuto il coraggio e la forza di farlo ed ha vinto, a lungo. Questo stile, tuttavia, negli ultimi anni ha (per fortuna) incominciato, almeno in parte, a “passare di moda”, in favore di vini più leggeri e più territoriali, magari ancora minoritari, ma sempre più all’attenzione dell’appassionato. I fenomeno dei “vini naturali” ha dato un ulteriore colpo al vecchio monopolio gustativo di scuola parkeriana. Se tuttavia i ristoranti di alto profilo si sentissero in qualche modo spinti ad adottare le scelte di Wine Advocate per il fatto che ora è della Michelin, il felice cambio di passo degli ultimi anni potrebbe subire un rallentamento, che spero proprio non avvenga. A meno che il “nuovo” Wine Advocate non abbracci con decisione le tendenze contemporanee del vino, e allora sarebbe una gran cosa. Ma può andare al traino chi per decenni è stato leader?


3 comments

  1. Stefano

    Spero che i ristoratori usino come riferimento le eccellenze vitivinicole locali con contaminazioni di altri territori sempre volti alla valorizzazione dei piatti e dei sapori.

  2. Corrado

    Se il “nuovo Wine Advocate” abbracciasse le nuove tendenze, sarebbe un dramma, non una gran cosa. Nel senso che rovinerebbe un mondo che fa dell’unicita’, la biodiversità e la piacevolezza qualcosa che non può essere standardizzato secondo canoni precisi fissati da qualche “guru”.

  3. Angelo Peretti

    Angelo Peretti

    Interessante posizione. Tuttavia, il rischio non è quello di far rimanere minoritaria la tendenza alla valorizzazione della biodiversità, della piacevolezza, dell’unicità e magari anche della sostenibilità? Ad ogni modo, no, non credo che abbraccerà le nuove tendenze.

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