Nessun vino sulla cioccolata, un terremoto palatale

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Ho letto da qualche parte che nei giorni scorsi ci sarebbe stato in una cantina un “matrimonio del gusto” fra vino e cioccolato. Mi dispiace, ma mi tocca tornare al Manzoni, “questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai”. e mica perché parteggi per i bravi contro l’inetto don Abbondio e gli sposi promessi Lucia e Renzo. Semplicemente perché non funziona.

Ora, la mia avversione nel mettere il vino com il ciccolato non è una novità. Lo ripeto da anni. Qui di seguito riporto, per memoria, qualcosa che scrissi al proposito nel dicembre del 2006.

Mi piace il cioccolato. Ne ho quasi dipendenza. Ma adoro gustarlo in solitudine. Ritengo che non cia sia e non ci possa essere alcun vino “perfetto” per il cioccolato.

Ma il Barolo Chinato… E ridagli con questa storia che ti ficcano in testa nei corsi di degustazione e sui rotocalchi da parrucchiera. Sì, ammetto, il Barolo Chinato ci può anche stare, come altri vini aromatizzati. Così come i fortificati. Perfino qualche Recioto della Valpolicella riesce a reggere il cioccolato. Ma il problema è proprio lì: sono soluzioni che “reggono” il cacao, che lo sopportano, che sopravvivono. Mica che ci si esaltano. E un buon abbinamento è invece quello in cui il vino esalta il cibo e il cibo esalta il vino.

Luigi (Gino) Veronelli nel suo libretto dell’84 “Veronelli. Matrimoni d’amore” scriveva così: “Nessun vino sulla cioccolata, torta e pasticcini al cioccolato, e sui gelati qualsiasi il loro gusto. Provocano un improvviso e immediato sovvertimento, un vero e proprio terremoto ‘palatale’. Il vino, bevuto sopra, avrebbe, a sua volta, sapore del tutto bistorto”. Ecco, concordo e sottoscrivo.

Il fatto è che il cioccolato è il simbolo stesso della complessità. Dicono che contenga qualcosa come trecento sostanze. Un gran bazar organolettico. Certo, sì, qualche gran vino riesce – dicevo – a sopravvivere. A sopravvivere, insisto. Ma in genere è, appunto, gran vino, dal costo altrettanto grandicello. Che senso ha sprecarlo in un accostamento che sta in piedi a fatica, che non amplifica il piacere della beva, dell’assaggio, della gastro-libidine? Meglio gustare il vino e poi, di lì a un po’, il cioccolato. Solitario l’uno, solitario l’altro.

Piuttosto, cercate altri orizzonti.

Serve alcol? E dunque alcol sia. Distillati. Rum, soprattutto, di bell’età, e poi forse cognac, armagnac, calvados, whisky, qualche grappa.

Oppure, acidità. Acido come certe birre scure artigiane, con quel loro fondo amarognolo e quella lunghezza speziata e quel tono di liquirizia e quei vaghi ricordi di frutta rossa macerata e fors’anche candita, e di buccia d’arancia essiccata.

Ecco: questa è la frontiera: distillato o birra o acqua o nulla. Ma niente vino, please, col cioccolato.


1 comment

  1. Gianni Peretti

    Confermo e sottoscrivo. Da anni ho la fortuna di rivendere in Italia uno dei migliori cioccolati al mondo e al tempo stesso sono amante del vino ma non ci vedo nessun nesso. Neanche con i distillati … Siamo sempre allo stesso punto, se il cioccolato è buono, se il vino è buono sono da degustare da soli.

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