È morto Stanko Radikon

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Confesso che non sono un fan dei suoi vini. Del resto, non sono neppure un fan delle tele di Lucio Fontana, passando dal vino al campo dell’arte. Ma ogni volta che ho avuto (e che avrò) nel bicchiere un vino di Stanko Radikon o che sarò di fronte a un’opera di Lucio Fontana, li ringrazierò sempre e comunque, senza se e senza ma, per i pensieri e le idee che il frutto del loro ingegno e della loro creatività, tenacemente inseguiti e coltivati, mi inducono, e anche per quel senso di inadeguatezza, magari, che ho nel comprenderli, e per le tante domande che mi costringono a pormi.
Ecco, ora la notizia della morte di Stanko Radikon consegna lui e il suo lavoro di vignaiolo alla storia. Non sto esagerando, nossignori. Questo è uno degli uomini che hanno cambiato il corso della storia del vino italiano, consentendo – a suo modo imponendo – a un sacco di gente, e di produttori in primis, e anche a me, per quel nulla che conto, una riflessione sull’idea stessa del vino, sul concetto della sua naturalità, con quelle sue bottiglie così estreme, così personali, così capaci di farti pensare.
Rendiamogli omaggio.
Photo credits www.radikon.it