Tra i tanti misteri dell’universo, quello che più mi pare imperscrutabile è la caduta in oblio dei vini dolci. Mah, sarà perché li hanno chiamati “da meditazione” e in quest’epoca la gente che dedica tempo a meditare è molto poca. Sta di fatto che per secoli l’umanità viticola si è arrabattata nel ricercare le soluzioni migliori per produrne, e sempre sono stati apprezzati, salvo poi trovarsi quei vini in disgrazia nell’ultima manciata di decenni.
I bianchi dolci e botritizzati e ben acidi adoro servirli per l’aperitivo. Chi non li abbia mai provati in questa veste si è perso una delle piacevolezze della vita. Gli altri sanno bene di che cosa parlo. L’ho fatto di recente anche con un Tokaji Aszú 5 Puttonyos, il 2017 di un’azienda ungherese piuttosto nota che si chiama Patricius. L’avevo acquistato a poco più di 37 euro sul sito vinoungherese.it, che ha il merito di aver reso facilmente disponibili i vini magiari a noi italiani. A proposito, il puttonyos, in Ungheria, è l’unità di misura del livello di zucchero nel vino.
Quando sopra parlavo di piacevolezza della vita, vi ascrivo a pieno titolo anche questa bevuta d’aperitivo. Vino perfetto per i crostini col fegato, per i salumi, per il pesce un po’ grassoccio e salato (le acciughe, le alici, le sarde). Vorrei riprovarlo prima o poi con le ostriche. E con il taleggio e il gorgonzola, serviti sul pane scaldato nel forno o meglio ancora grigliato sulle braci.
Ci ho trovato, intrise di freschezza, le pesche sciroppate e il mango appena tagliato e l’ananas a maturazione perfetta, e un che, sul fondo, di vulcano. La dolcezza? Ovvio che c’era, ma mai e poi mai avrei pensato a centoventi grammi di zucchero per litro. Buono, davvero buono, e quando ho nel calice vini di questo tipo penso con qualche composta compassione a chi ritiene che non siano da bere i vini dolci, men che meno all’aperitivo. Davvero, non sanno quel che si perdono.
Tokaji Aszú 5 Puttonyos 2017 Patricius
(94/100)