Seconda tappa del viaggio compiuto in occasione dell’Asolo Wine Tasting 2016.
Ecco il Montello, il particolare rilievo disteso nella pianura trevigiana a sud del Piave, che ai tempi della Serenissima veniva chiamato “Bosco dei Dogi”, essendo il principale fornitore di legname pregiato dell’Arsenale di Venezia. Qui si fa buon vino da secoli e ancora oggi sono proprio i suoi terreni rossi, argillosi, ricchi di ossido di ferro e innestati su una matrice calcarea a dare un’ottima struttura, in particolare ai vini rossi. Annoto con piacere prodotti molto più eleganti e di carattere rispetto a quelli assaggiati tre o quattro anni fa. Anche il numero dei produttori è notevolmente cresciuto, superando la cinquantina.
Montello Recantina 2013 Pat del Colmel – Il Colmello
Dobbiamo a Lino Forner, patron dell’azienda, il recupero di quest’antico vitigno a bacca rossa, diffuso in quest’area già nel Seicento ma a rischio di estinzione dai primi del Novecento. La fermentazione e l’affinamento avvengono in acciaio. Un bel colore violaceo profondo annuncia l’intensa freschezza olfattiva che ricorda la marasca, il ribes e il cassis. La beva è leggiadra e succosa, sostenuta da una vibrante acidità caratteristica della varietà.
Montello Recantina Giusti Dal Col Augusto 2014
Benchè più giovane del precedente, questo vino si mostra maturo e complesso nei profumi di prugna, ribes nero e spezie dolci, grazie a un affinamento in botti di rovere di almeno un anno. La beva è morbida, profonda e aggraziata, con una bella freschezza che allunga il finale.
Montello San Carlo 2011 Case Paolin
Ritrovo in splendida forma questo bordolese assaggiato già due primavere fa (in prevalenza cabernet sauvignon, poi franc e un saldo di merlot). Complesso e ancora molto fresco il bouquet di frutti di sottobosco, muschio, ciliegie, tabacco. Al palato è austero e avvolgente, con la vibrazione fresca che riaffiora nel finale e ti fa desiderare un altro sorso.
Montello Venegazzù Superiore Capo di Stato 2009
Scrivo di questo vino ch’è un’icona storica del territorio e in particolare della sottozona Venegazzù, posta ai piedi del Montello, ben sapendo che il 2009 ora in commercio è ancora troppo giovane. Ha note vegetali fresche e molta polpa di frutti rossi maturi; sarà tutto da scoprire nell’arco di almeno un decennio (è un blend di cabernet sauvignon, merlot, cabernet franc e malbec).
Lorenzo Palla dovrebbe avere ancora qualche bottiglia dello spettacolare 2006 che ha messo in assaggio l’atro giorno. Asciutto e teso, distendeva nella beva tannini vellutati e una trama evoluta e suadente. Mostrava l’eleganza della semplicità intramontabile, come in un tailleur di Coco Chanel (e visto che nella sua storia c’entra il Generale De Gaulle, il paragone mi piace).
Montello Rosso Superiore Campo del Prà 2012 Sartor Emilio
Di questo vino, prodotto per il 50% con cabernet sauvignon e per il resto con merlot, cabernet franc e malbec, ricordavo un’impronta rustica che spingeva parecchio sulle note vegetali. Ritrovo un vino notevolmente ingentilito e piacevole che si accompagna bene al cibo e offre una beva equilibrata e di buona ampiezza gustativa.
Montello Merlot La Ida 2013 Ida Agnoletti
Ricordo l’emozione nello scoprire questo vino sette o otto anni fa: aveva una beva grintosa e senza fronzoli (è facile fare di un merlot un “merlottone” che voglia far rima con l’aggettivo “piacione”). Qui no. Anche quest’ultima annata ha riflessi di macchia mediterranea sia nei profumi un po’ selvatici e caldi che nella pastosità gustativa che avvolge e soddisfa il palato. Ha carattere da vendere, insomma, proprio come lei, la Ida, custode come pochi della quasi dimenticata ma essenziale vita rurale, nell’oasi naturale del Montello.