Nel mondo del vino francese, e in particolare del Beaujolais e della Borgogna, i lieu-dit sono delle parcelle di vigna identificate da generazioni con un nome specifico, a volte per la loro conformazione, altre per un evento che vi è accaduto, altre ancora dal nomignolo di un vecchio proprietario, cose del genere. Insomma, sono dei “luoghi chiamati così” un po’ da sempre.
Siamo pieni di lieu-dit anche noi in Italia. Per esempio, nel paese in riva al lago di Garda ci nel quale sono nato ci sono Capre, ed evidentemente ci allevavano le capre; i Mirabèi, in posizione elevata, da cui si può ammirare un gran bel panorama; le Sénge, le rocce scoscese, come nell’italiano cenge; il Lùpia, perché aveva boschi popolati da ùpupe; Scaviàghe, forse per via di antiche cave di pietra; Mèsarìva, a metà della costa tra la riva di Garda e quella di Bardolino, eccetera, eccetera, eccetera. È così ovunque dal nord al sud italiano, ma questa ricchezza di nomi vetusti raramente la valorizziamo nel settore vinicolo, anche perché la normativa corrente vieta di usare i tiponimi se questi non sono regolamentati da una menzione “vigna” iscritta nei registri regionali oppure da una “unità geografica aggiuntiva”. Per me, invece, proprio a questo dovrebbero servive le uga, a dare risalto ai lieu-dit, anziché a mappare delle più ampie porzioni di territorio, ruolo che dovrebbe essere ascritto alle sottozone (che sarebbero poi i cru). Ma, tant’è, l’Italia del vino è fantasiosa nell’autodeterminarsi.
Tra i lieu-dit del Beaujolais, uno di quelli cui mi affidi con sicurezza quand’ho voglia di un vino rosso che sia molto (molto) fruttato, soprattutto di ciliegia selvatica, è Corcelette, all’interno della denominazione di origine del Morgon. Il nome Corcelette indica usualmente una piccola proprietà, una piccola azienda terriera. Dunque, in passato questo era probabilemente un terreno che apparteneva a una singola famiglia, anche se poi è stato frammentato.
Il Corcelette ha suoli di granito rosa e di scisto, e dunque un’altra caratteristica dei suoi vini è quella di intridere il sentore di frutto con una di quelle sensazioni tattili che usualmente definiamo “minerali”, e qui la mineralità si intuisce in una nota quasi metallica, che attraversa la beva e in una struttura di una certa consistenza.
Ho bevuto di recente il Morgon Corcelette 2020 di Château de Pougelon, acquistato perché avevo visto che il portale di Jancis Robinson gli aveva dato un bel 17,5 (e a quel punteggio di solito si beve piuttosto bene). Come mi aspettavo, ne sono stato molto soddisfatto per la fedele adesione ai canoni dei vini di quel lieu-dit. Rotondo eppure anche fine, croccante di frutto rosso, con quello slancio acido che viene garantito dal fatto che Corcelette è nella zona a nord del cru di Morgon, a una quota un po’ più alta, e dunque consente vendemmie lunghe. La qual cosa dimostra che quando un vino rispetta le proprie origini, l’identità ce l’ha bella chiara.
On line lo trovate intorno ai 16-17 euro.
Morgon Corcelette 2020 Château de Pougelon
(93/100)