Le tre anime della Schiava del lago di Caldaro

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Negli anni del successo globale dei vini rossi larghi, grossi, scuri, alcolici e tannici, alcuni vitigni subirono un tracollo, perché naturalmente vocati a dare invece vini sottili, chiari di tinta, freschi e gastronomici. È il caso della schiava, ovvero la vernatsch, per dirla alla tirolese, che in Trentino ha patito un progressivo e quasi totale abbandono e in Alto Adige ha goduto di una sorte meno infelice, grazie soprattutto alla cura che le hanno comunque continuato a prestare le cooperative. Anzi, qualche cantina sociale altoatesina ha fatto della schiava uno dei propri fiori all’occhiello, e l’ostinata difesa dell’autoctonia si sta rivelando un’arma vincente, oggi, in particolare, con i cambiamenti del gusto e delle preferenze in atto fra i bevitori.

In Alto Adige la schiava si è acclimata in maniera mirabile sul lago di Caldaro e nel territorio del Santa Maddalena. Sul piccolo lago di Caldaro, la interpreta in tre differenti versioni la Cantina Caldaro, o Kellerei Kaltern, se si preferisce la dizione tedesca. Ebbene, i Kalterersee della Cantina – 590 soci e 440 ettari di vigneto – sono tutti e tre molto buoni, pur rispondendo ciascuno a uno stile specifico, e anche a una diversa collocazione commerciale, senza peraltro mai tradire l’appartenenza al terroir, e dunque alla tradizione, al sentire locale, al vitigno, al territorio e al suo particolare clima di avamposto mediterraneo ai piedi delle Dolomiti. I tre vini li ho potuti assaggiare a Vinitaly assieme all’enologo della Cantina Kaltern, Thomas Scarizuola, che li definisce, non senza giustificazione, “genialmente versatili”.

Kalterersee Classico Superiore 2023 Cantina Kaltern. È la schiava “d’ingresso”, quella più tradizionale, che fa macerazioni corte per favorire la leggerezza, e in effetti la delicatezza si apprezza già dal colore, un rubino-aranciato che ha la luminosità del cristallo. Per me, è uno splendido esempio del potenziale della denominazione: questo 2023 è anzi sorprendente per finezza e definizione. Le spezie, i fiori, le amarene, l’anice, il sale: ti vien voglia di finire il bicchiere e di versartene un altro. Che beva! “L’uva era tutto molto buona, anche a livello di gusto, quando la assaggiavi” racconta Scarizuola. Il suo consiglio? Servire il vino fresco, tra i dodici e i quattordici gradi di temperatura, per “celebrare la gioia di vivere”, e ha perfettamente ragione. (90/100)

Kalterersee Classico Superiore Leuchtenberg 2023 Cantina Kaltern. Il Leuchtenberg appartiene alla linea aziendale delle selezioni e infatti proviene dalle uve di alcuni vigneti selezionati che hanno rese mediamente più basse rispetto alla media. Una macerazione più prolungata rispetto a quella praticata per la linea classica sfocia in tannini abbastanza marcati e in una presenza fruttata che associa alla ciliegia, all’amarena in particolare, un rinfrescante sentore di arancia. Tuttavia, il vino mi è parso un po’ contratto, e forse è anche questo un segno di un’annata del tutto particolare (ma del resto, ormai le annate sono tutte atipiche). Probabilmente, occorrerà attenderlo. (87/100)

Kalterersee Classico Superiore Quintessenz 2022 Cantina Kaltern. Il Quintessenz in uscita quest’anno è quello del 2022. Viene da vecchie pergole che arrivano ad avere fino a novant’anni di età. Quando ne parla, a Scarizuola si illuminano gli occhi, e lo capisco, avendole viste anch’io quelle vigne, che sono veri e propri monumenti della viticoltura altoatesina. Per me, questo è indubitabilmente uno dei vini di riferimento dell’Alto Adige, con quel suo bouquet aromatico che spazia dal frutto rosso ai fiori di montagna, dagli agrumi alle spezie natalizie; e poi c’è il sale, che rende succoso il sorso, come mi aspetto da una schiava, come mi aspetto soprattutto da un vino del lago di Caldaro. Vino d’eleganza. (92/100)