La Valpolicella avrà le sottozone (e niente uga)

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La Valpolicella avrà le sottozone. In termini numerici, saranno tra le undici e le tredici e avranno i nomi delle vallate. Si applicheranno a tutte e quattro le denominazioni di origine, ossia il Valpolicella (incluso il Superiore), il Valpolicella Ripasso, l’Amarone della Valpolicella e il Recioto della Valpolicella. Niente unità geografiche aggiuntive.

Fermi tutti: non è legge, per ora si tratta di intenzioni, però la macchina è in moto. L’annuncio è stato dato dal presidente del Consorzio di tutela dei vini della Valpolicella, Christian Marchesini, insieme con il direttore Matteo Tedeschi, nel corso dell’incontro di presentazione dell’associazione dei produttori della Val Squaranto, una delle possibili future sottozone. Certo, ci vorrà tempo, e il processo è ancora lungo, ma i capisaldi sono stati posti, e mi sento di affermare che sono quelli giusti: valorizzare le vallate attraverso lo strumento delle sottozone.

Approvo poi incondizionatamente l’aver accantonato la tentazione delle uga. La differenza tra le sottozone e le uga è enorme: le uga sono, di fatto, dei semplici elenchi di parcelle geografiche, le cui regole produttive non si discostano rispetto a quelle del disciplinare; le sottozone, invece, sono veri e propri disciplinari di produzione specifici per ciascun singolo ambito geografico, contenenti norme più restrittive rispetto alla denominazione di origine e pubblicati in Gazzetta Ufficiale in allegato al disciplinare della denominazione. Due specificità normative diversissime, anche in termini di impegno richiesto ai produttori.

Mi piace molto, inoltre, l’orientamento assunto dal Consorzio per dare le prime indicazioni sui possibili confini delle sottozone, ossia delimitare i contorni del bacino idrografico di ciascuna vallata. Se c’è una vallata c’è un corso d’acqua che l’ha modellata; se c’è un corso d’acqua c’è un bacino idrografico. Per avere delle informazioni scientificamente fondate su tali confini naturali, il Consorzio si è avvalso del meticoloso lavoro di mappatura cartografica effettuato dal pedologo Giuseppe Benciolini, anch’egli presente all’incontro in Val Squaranto.

Certo, la realtà valpolicellese è talmente ampia ed estesa che il solo concetto di vallata non basta, perché i confini verso il fondovalle si fanno labili, e dunque sarà necessario un surplus di valutazioni; e poi ci sono zone che hanno articolazioni particolari, come quella del comune di San Pietro in Cariano, che ha uno sperone di pregio affiorante dalla piana (è Castelrotto), o come le due vallecole di Avesa e Quinzano, che potrebbero magari confluire in un’unica sottozona, e dunque andranno trovate soluzioni che tengano conto di questi non irrilevanti dettagli. Così pure c’è una sottozona esistente da sempre, la Valpantena, che tuttavia non presuppone, al momento, limiti di produzione diversi rispetto al resto del disciplinare, e dunque andrà rivista. Ma sono, appunto, dettagli: quel che conta, per me, è la scelta generale, e la scelta di carattere generale su cui si è orientato il Consorzio la condivido in pieno.

Quanto ci vorrà per avere le sottozone operative? Ci vorrà il tempo che ci vorrà. Marchesini è prudente, molto prudente, e come lui lo è Tedeschi. In Consorzio c’è una “commissione vallate” al lavoro, poi bisognerà incontrare le variegate anime del mondo produttivo, quindi si andrà alle prime ipotesi di modifica dei disciplinari, si dovranno convocare le assemblee dei soci del Consorzio e ci vorranno infine i visti regionali, nazionali e comunitari. “Siamo lenti, ma c’è la necessità di ragionare con tutti gli attori della denominazione” ha ammesso Marchesini. Probabilmente ci vorranno anni, e ci vorrà spirito di mediazione: è più che comprensibile alla luce della grande complessità dei disciplinari, del territorio e della filiera, e anche in considerazione del valore economico della produzione. Tuttavia, mi pare che ci siano anche, nel mondo valpolicellista, i segnali di un crescente fermento locale, che spinge, dal basso, nella direzione delle sottozone. Ne sono testimonianza le associazioni di produttori nate nella Valle di Mezzane, nella Valpantena e ora nella Val Squaranto. Sbaglierò, ma il processo potrebbe ricevere un’accelerazione, seppure giudiziosa. “Adelante, presto, con juicio”, per dirla con I Promessi Sposi.