La sostenibilità è solo un prerequisito

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Ai lettori non importa della sostenibilità. Questo era il titolo dell’intervento che Joanna Sciarrino, caporedattrice di VinePair e co-conduttrice del VinePair Podcast, ha tenuto al Wine2Wine di Verona. Leggo su WineNews che la giornalista americana ha fatto delle affermazioni che possono suonare scioccanti per tutti quei produttori di vino che da qualche tempo tempestano le caselle di posta dei giornalisti con i loro comunicati sulla sostenibilità aziendale (ormai sembra che non ci sia altro da raccontare, tra chi fa vino). “Ai consumatori – ha affermato Joanna Sciarrino – la sostenibilità interessa, ma la considerano un prerequisito, la danno per scontata”.

Approvo e sottoscrivo. Anzi, rilancio, dicendo ai produttori di vino che se la sostenibilità non riescono a farla percepire con immediatezza e concretezza, e dunque senza aver bisogno di ricorrere a comunicati, post, convegni, eventi, pubblicità, marchietti e via discorrendo, be’, è perfino controproducente parlarne. La sostenibilità non vuole i belletti dei pr e degli uffici marketing. La sostenibilità vuole che si guardi all’attività d’impresa in una prospettiva olistica, che dunque impatta positivamente, visibilmente e responsabilmente sull’azienda, sul prodotto, sul cliente, sul fornitore, sull’ambiente, sulla collettività, già a partire dall’agire quotidiano. Ci vuole dunque un approccio a tutto tondo, e questo a sua volta pretende non già una qualche operazione di maquillage, bensì un cambio di cultura, di prospettiva, di visione e soprattutto di prassi, di comportamenti, incominciando dalle piccole cose, perfino da quelle piccolissime. La gente ha incominciato a farci attenzione, alle piccole cose, e ci porrà sempre più attenzione in futuro. Dunque, cari vignaioli, se volete dimostrarvi davvero sostenibili, è meglio che vi abituiate da subito a verificare se ogni singola vostra azione non possa essere sostiuita da un’azione analoga, ma più virtuosa.

Per farmi capire meglio, faccio qualche esempio di errori che ho riscontrato. Se il vostro vino è buono, non mettetelo nelle bottiglie di vetro pesante, ci sono vini straordinari confezionati in bottiglie di vetro leggero, e generano meno emissioni. Se predicate una viticoltura sostenibile, non adoperate la plastica nei vigneti: esistono legacci e finiture di tutti i tipi, sul mercato, e non sono inquinanti come la plastica. Se organizzate una tavola rotonda sulla sostenibilità, evitate di distribuire ai presenti le bottigliette di plastica: si può mettere a disposizione una caraffa d’acqua o un erogatore e consegnare bicchieri di vetro o di carta; idem per la cartella stampa: non ha alcuna uilità che abbia come copertina un foglio di acetato; idem di nuovo per le penne di plastica: potete dare le matite. Per pubblicizzare la vostra cantina, evitate di esporre enormi cartelloni che deturpano il paesaggio: avete una responsabilità anche nei confronti della bellezza, e vale pure per i vostri capannoni, per i vostri impianti, per le stradicciole dei vostri vigneti, per tutto ciò che impatta sui panorami. Se affermate di essere sensibili alla biodiversità, fatevi una domanda sulla vostra coerenza quando impiantate monocolture di un’unica varietà d’uva; la biodiversità non è uno slogan, almeno coltivate anche alberi, frutti, siepi, fiori, ortaggi. Mi fa piacere che comunichiate la vostra attenzione all’equilibrio del vigneto, ma non accompagnateci i visitatori facendoli sedere a bordo di un suv, perché le macchine pesanti compattano il terreno, e questo non va bene per l’ambiente del vigneto, e dunque non va bene neppure per la vostra credibilità. Le frasi ad effetto che occupano le etichette, anche quelle sono poco credibili: fornite informazioni realistiche e siate trasparenti nelle vostre etichettature: è un’azione a tutela della sostenibilità sociale. Ah, per quanto riguarda i pagamenti, non fate aspettare mesi e mesi i fornitori con la scusa che la fattura è da pochi soldi; per certe partite iva, incassare o no i vostri cento euro fa la differenza: la sostenibilità economica è anche questa cosa qui.

Credo che non serva continuare, che il principio sia sufficientemente chiaro. Semplicemente, fate la check list delle vostre azioni – di tutte le vostre azioni – e verificate come potete renderle più sostenibili, a cominciare dalle più piccole. Meno proclami, più fatti, anche minuscoli. La gente lo nota, e vale perfino di più di una certificazione.