Frignona professionista

termostato

Mentre frigno come una vera frignona professionista, seduta a gambe incrociate sopra il congelatore a pozzetto, dico a Ivan: “Non riesco a compicciare nulla, buhaaaaa, e non posso nemmeno sfogarmi con te perché mi dai soluzioni che mi fanno venire il nervoso buhaaaa!” E qui riusciamo a ridere entrambi, poi, però mi appoggio di nuovo sulla sua spalla e continuo la nenia. Accade, quando non dormo per tre o quattro notti di fila e allatto come se non ci fosse un domani, e vorrei avere i capelli a posto invece l’unica doccia che riesco a fare è quella sotto la pioggia perché ho messo il piumino senza cappuccio nell’unica giornata di maltempo. La legge di Murphy mi sposa alla grande. Lunedì sera ho spento il riscaldamento prima di lasciare lo studio. Mercoledì mattina Ivan, con il quale condivido il locale suddiviso tra studio, che uso io, e negozio e ufficio, che usa lui, apre la porta e si sente investito da un calore anomalo. Il termostato che pensavo di avere spento era in realtà impostato alla massima temperatura. Questa è una delle tante perle che mi vanto di collezionare e che capitano soprattutto quando sono veramente troppo stanca. In realtà quel non riesco a compicciare nulla è una frase incompleta, sarebbe più onesto dire: “Non riesco a fare tutto quello che ho in mente di fare” ma allora il dramma perderebbe intensità. Eccomi, sono Michela, sono una mamma e mi sfogo così, drammatizzando per poi sdrammatizzare. E dopo tutto questo, rido. Rido perché mi faccio ridere, perché pretendo troppo, perché di cose ne faccio tante e anche bene, ma questo sarà argomento del prossimo popcorn. Ridere, comunque, è una buona medicina e sul termostato ho scritto a penna così da non sbagliare più.