Diciotto ottimi rossi di Bordeaux

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Quelli che seguono sono diciotto vini rossi di Bordeaux che mi hanno particolarmante colpito tra i molti assaggiati negli ultimi tempi. Questi, in particolare, erano tutti vini presenti ai tavoli del Grand Tasting organizzato a Parigi da Bettane&Desseauve: per me, è l’evento da non perdere per ogni appassionato di vini. Penso che qualche scelta possa costituire una sorpresa. Invece, alcuni altri vini, anche più celebrati, non mi hanno convinto granchè, specie per un insopportabile eccesso di tannini, ma tant’è.

Château Pichon Baron, Pauillac 2016. Naso tra i più complessi e seducenti: fiori, grafite, liquirizia e frutta. Maturo e profondo. Uno dei migliori Pichon che ho provato, paradossalmente già buono ma con la capacità di rivelarsi per almeno 50 anni. (95/100)

Domaine de Chevalier, Pessac-Léognan 2017. Un classico, esemplare nell’uso del legno. Note di violetta, fumo e frutta. Ha il giusto peso e non eccede nella parte più dura e tannica. Tra i più eleganti in assoluto, tra dieci o quindici anni sarà magnifico e evolverà per almeno quaranta anni. (94/100)

Domaine de Chevalier, Pessac-Léognan 1999. Un vino espressivo e con una evoluzione interessante. Fumé e con un lato più infuso che estratto, molto buono, una certezza. (94/100)

Château Pichon Baron, Pauillac 2010. Il tempo inizia a far il suo corso, il vino è denso e fine, c’è molta materia gestita con eleganza. Resta a lungo ed è costruito per andare avanti ancora molto tempo. (94/100)

Château Brane-Cantenac, Margaux 2016. Un vino dal carattere floreale e con una struttura di classe. Inoltre, tè, tabacco e cedro. Legno usato con intelligenza. (93/100)

Château Sociando-Mallet, Haut-Médoc 2018. Si conferma una sicurezza, un vino che non tradisce mai. Pur se giovane, questo 2018 promette un bell’avvenire, ha dei sentori marini molto gradevoli e spinta nel finale. (93/100)

Château Lynch-Bages, Pauillac 2018. È un vino dotato di forza, con note di cacao e tabacco e un grande equilibrio. Grande lunghezza. (92/100)

Château Meyney, Saint-Estèphe 2011. Un pochino chiuso. Le note sono più verso la terra che verso la frutta: tartufo nero e sottobosco. Inizia ad evolvere e ha un equilibrio tra i più classici. Uno dei vini più sottovalutati e con un prezzo ancora accettabile. (92/100)

Château Sociando-Mallet, Haut-Médoc 2015. Altro vino classico. Fine e fruttato, non colpisce nell’immediato ma ha la capacità di evolvere bene per i prossimi venti anni. (91/100)

Château TrotteVieille, Saint-Émilion Grand Cru 2015. Rotondo e maturo, fumé e con spinta acida. 91/100

Château Haut-Batailley, Pauillac 2017. Un Pauillac classico, menta e cassis, grafite. Un vino gourmand che si può bere senza tardare. (91/100)

Château Haut-Marbuzet, Saint-Estèphe 2017. Colorato ma fine, ha il consueto palato sferico che lo caratterizza, ma con una setosità rilevante. Se non è il più complesso, ha però il merito di non spingere sulla concentrazione e i tannini del legno, e questo lo rende più bevibile. (91/100)

Château Kirwan, Margaux 2016. Compatto e con un aspetto vegetale. Finale di tabacco e spezie, persistente (91/100)

Château Lagrange, Saint-Julien 2011. Pepe nero, peperone. Un tannino morbido in un palato seducente e lungo. (91/100)

Château Sociando-Mallet, Haut-Médoc 2016. Un vino che inizia ad evolvere grazie anche ad una percentuale insolita di merlot, e che propone aromi di terra e tartufo in un frutto scuro. Palato solido, salino e fresco. Un pelo tannico. (91/100)

Château Beychevelle, Saint-Julien 2014. Ancora marcato dal legno, liquirizia, foglie di tabacco. Un vino un pochino stretto, palato con piccoli frutti rossi e peperone, ancora tannico. (90/100)

Château Lynch-Bages, Pauillac 2015. Cremoso, note di tabacco e frutta scura. Palato maturo e tannico. Difficile da capire fino in fondo allo stato attuale. (90/100)

Château Smith Haut-Lafitte, Pessac-Léognan 2012. Ha un gran fruttone, odora di ferro e tartufo. Tannico e solido, è ancora molto giovane. (90/100)