Le domande difficili all’esame da sommelier

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Pare che agli esami per il diploma di sommelier, una delle domande che mettono in difficoltà il maggior numero di esaminandi sia questa: qual è la docg italiana che può essere prodotta usando il 100% di chardonnay? (La risposta è Franciacorta, ma non viene spontaneo associare lo chardonnay a una docg, oltretutto spumantistica.)

Fino a pochi giorni fa, le domande che mi avrebbero messo in gravissima difficoltà, e che mi avrebbero visto fallire inesorabilmente, sono le seguenti.

Che cos’è il mansois?

Che cos’è il fer servadou?

La risposta è che si tratta della medesima uva rossa coltivata nel Sud Ovest della Francia, dove viene chiamata alternativamente in entrambe le maniere.

L’ulteriore cattivissima domanda potrebbe essere quella di indicare la denominazione di origine francese nella quale sia preponderante l’uso del mansois, ma, come dicevo, ora la risposta sarei in grado di darla: è Marcillac, e lo so perché ho bevuto un economicissimo e piacevolissimo vino rosso dell’aoc Marcillac.

Il vino in questione è il Marcillac Lo Sang del Païs 2020 del Domanine du Cros di Philippe e Julien Teulier, che hanno cantina in località Le Cros del comune di Goutrens, villaggio di meno di cinquecento abitanti nel dipartimento dell’Aveyron, regione dell’Occitania. L’ho pagato 8,50 euro on line su un sito francese, un affare. Solo che devo fare un’avvertenza, a chi volesse procurarselo: questo non è un vino da degustare, è un vino da bere, in tavola, col cibo. Infatti, in mezzo a una serie di altri vini, rischierebbe di passare inosservato, mentre accanto al cibo ha davvero pochi rivali (il che conferma che il vino nasce per il cibo).

Insomma primo sorso sembra un vino fin troppo semplice, ma non è così. Bisogna prestarci attenzione, e dargli il tempo (a dire il vero abbastanza breve) di svilupparsi. Rubino violaceo piuttosto profondo nel colore, profuma di fragola molto matura, di bacche di sambuco, di prugnolo selvatico, di ribes nero (il cassis) e poi rivela accenni ematici di sangue e di ferro, e un che, sottile, di pepatura e ancora, appena appena accennata, una venatura di erbe di campo. Con i suoi dodici gradi e mezzo di alcol, ha una beva irresistibile, sottolineata da un tannino dalla grana finissima.

In controetichetta, si suggerisce di servirlo a 14 gradi di temperatura, mentre il sito sul quale l’ho acquistato parla di 16. Che siano 14 o 16, la raccomandazione è chiara: va bevuto fresco, com’è sempre vero per vini rossi di questo genere e anzi, aggiungo, per la gran parte dei vini rossi.

Marcillac Lo Sang del Païs 2020 Domaine du Cros
(90/100)