E se Cori fosse il nuovo orizzonte del metodo classico?

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Nazzareno Milita è il presidente della Cincinnato, cantina sociale che ha sede a Cori, località che ha molto fascino da offrire, ma che non è nelle grandi rotte turistiche, nonostante sia poco lontana da Roma, sulle prime pendici dei monti Lepini, nella provincia di Latina. Nell’introdurre una degustazione dei vini della cooperativa – un po’ in presenza e un po’ on line, come ci è imposto ora (e io ero on line, ma avevo i vini) -, ha più volte rimarcato che, per le produzioni di punta, hanno una cura maniacale – ha ripetutamente usato quest’aggettivo – nella selezione delle uve. Lo so che un’affermazione del genere l’avete già sentita mille altre volte, ma se devo giudicare da quel che ho trovato nel bicchiere, qui non si tratta di marketing. Alle parole fanno seguito i fatti, e me ne complimento. Milita però taglia corto, con concretezza contadina: “Abbiamo diecimila quintali di bellone, ci possiamo permettere il lusso di scegliere le uve”.

Apprezzo molto anche il fatto che alla Cincinnato abbiano voluto credere nelle varietà autoctone, pur non essendo tra le più altisonanti. Non ritengo che il bellone e il nero buono siano le uve più note fra i bevitori di vino, ed anzi qualcuno, quando andavano di moda gli internazionali, consigliò di estirparle, queste varietà. “Ma noi siamo testardi, abbiamo un patrimonio viticolo di bellone e non ci pensavamo proprio di abbandonarlo. Abbiamo incominciato a lavorarci su ed eravamo convinti che il vitigno avesse la stoffa per poter andare avanti” racconta Milita. I vini che mi sono ritrovato nel calice erano ottenuti proprio dal bellone, e benedico il fatto che abbiano scelto di andare avanti a coltivarlo.

Il pretesto per la degustazione era il lancio di un vino nuovo, un metodo classico pas dosé del millesimo 2016. Ora, prendetemi anche per azzardato, ma affermo che questo vino si candida ad essere uno dei più interessanti esempi di metodo classico “autoctono” che abbiamo in Italia, e per di più ha dalla sua un prezzo che mi pare un affare, visto che sullo scaffale delle enoteche lo si troverà intorno ai 14 euro. Se accettate un consiglio, compratevelo, prima che lo scoprano in molti. Ha una complessità di consistente bellezza, con quelle sue vene di resina e di erbe officinali e di fiori essiccati e di fieno e di pasticceria e di canditi di cedro, e ha poi avvolgenza e tensione. Mi è molto piaciuto.

Annoto poi che con l’annata 2016 di bottiglie di metodo classico, che usciranno o come pas dosé o come brut, se ne sono messe in catasta complessivamente trentaquattromila, di cui solo seimila già degorgiate, e sarei curioso di sentire entrambe le versioni dopo una più prolungata sosta sui lieviti, perché mi pare che la variabile del tempo possa giocare una carta fondamentale. Lo dimostra il confronto tra il brut metodo classico del 2015 e quello del 2016, entrambi dosati a quattro grammi, che non sono molti, ma incidono. Il millesimo 2015 mi si è proposto con una definizione più convincente del 2016, essendosi arricchito di una convincente presenza di pasticceria e avendo acquisito cremosità dal lato tattile. Sul 2016 mi pare invece che il dosaggio ingessi ancora un po’ il vino sulla freschezza floreale (pur gradevole), e dunque ritengo che una sboccatura più avanzata gli possa giovare.

Ad ogni modo, se siete tra coloro che vanno in cerca di bollicine italiche, segnatevi Cori sulla mappa. Credo che se ne vedranno delle belle, cammin facendo, e mi domando se non possa essere questo il nuovo terroir del metodo classico italiano, considerato che qui di chardonnay e pinot noir non ce n’è ombra.

Korì Metodo Classico Bellone Pas Dosè 2016 Cincinnato
(92/100)

Cincinnato Metodo Classico Brut di Bellone 2015 Cincinnato
(88/100)

Cincinnato Metodo Classico Brut di Bellone 2016 Cincinnato
(86/100)