Certi vini hanno l’x-factor

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Nel volume Della perfetta poesia italiana, stampato nel 1706, lo storico e letterato Ludovico Antonio Muratori sancì che il punto di forza di un sonetto del poeta pisano Annibale Nozzolini consisteva in “un certo non so che di novità e grazia”. Oggi si direbbe che i versi del Nozzolini hanno l’x-factor, quel plus che il dizionario Collins definisce come an unknown or unexplained element that makes something more interesting or valuable. Qualche sera fa ho bevuto un vino che mi ha colpito per questa stessa ragione, il suo inspiegabile e sconosciuto non so che. Si trattava di un Chianti Classico, la Riserva Levigne 2015 di Istine, leggasi Angela Fronti. Potrei dire che mi ha impressionato per il rigore della tessitura o quell’indole vagamente selvaggia che racconta Radda in Chianti, il che è tutto vero, ma non è la spiegazione del benessere che mi ha donato. Credo che sia profondamente sbagliato cercare di violare il mistero di vini come questo, perché romperei l’incantesimo e a rimetterci sarei comunque io, e un po’ anche il vino.

Chianti Classico Riserva Levigne 2015 Istine
(94/100)

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