Ammetto di non essere un particolare seguace dei vini frizzanti “col fondo”, qualli fatti e tenuti sui lieviti. Anche se, certo, ogni tanto bevo volentieri un sorso di Prosecco “colfondista”, soprattutto se ho a disposizione della soppressa trevigiana (che è rigorosamente senz’aglio) e del pan biscotto. Perché a merenda un calice può essere molto, molto piacevole.
Ora, ne ho bevuti con gusto un paio di bicchieri qualche settimana fa. Il vino era il Prosecco Col Fondo di Cà dei Zago.
Si legge in controetichetta (che poi, a norma di legge, è l’etichetta vera, ma qui si aprirebbe una discussione senza fine) che si tratta di un “Prosecco doc a tradizionale presa di spuma in bottiglia, non sboccato e quindi non dosato” e che pure è un “Prosecco denominazione di origine controllata frizzante con fermentazione in bottiglia”. Ecco, tocca scrivere tutta ‘sta roba per spiegare cos’è un Prosecco “col fondo”. Mah.
Mela, fiori, fondo mandorlato, bella beva, niente pensieri.
La mia bottiglia era della vendemmia 2015, vino imbottigliato il 14 aprile 2016.
Prosecco Col Fondo 2015 Cà dei Zago
(86/100)