Alice nel paese dei Blanc de Noirs

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Per me era una sorta di sfida personale, quella di partecipare a una vertical di Blanc de Blancs. Perché è vero che mi piace – mi strapiace – bere Champagne, ma non sono esattamente quel che può definire un appassionato dello chardonnay. Siccome i Blanc de Blancs si fanno con lo chardonnay, be’, potendo scegliere prendo una cuvée – dove lo chardonnay è mischiato col pinot noir o col pinot meunier – oppure, meglio, un Blanc de Noirs.
Ecco, questo per dire che per me era abbastanza anomalo star seduto fra la quindicina di ospiti di Cuzziol, al Vinitaly, per il tasting titolato “Il Blanc de Blancs secondo Bruno Paillard”. Però trattandosi di una verticale degli Champagne a base chardonnay prodotti dalla maison di Reims, be’, ci sono andato, curioso.A condurre gli assaggi era la sempre più brava Alice Paillard, la figlia di Bruno. Che tra l’altro parla l’italiano sempre meglio. Che ha l’orgoglio d’appartenere a una “maison famigliare indipendente” e che dice altrettanto orgogliosamente che “a fine giornata bisogna decidere dove mettere i soldi, se metterli nella maison o tenerli per sé, e noi abbiamo sempre investito nella vigna”. Ed anzi il primo invesyimento di papà Bruno, quando decise di diventare produttore, nel ’94, fu proprio nella Côtes de Blancs, per cui ecco spiegato il valore anche affettivo che nella maison attribuiscono ai Blanc de Blancs.
Che poi si trattasse di una verticale che aveva come vino più giovane un 2004 – quello attualmente in commercio – si spiega col fatto che loro, come ha ben spiegato Alice Paillard, fanno “vini lenti”. Insomma, escono dopo lunghi affinamenti e dopo lunga data della sboccatura, e questo è un gran bene.
Ora, i vini.
Champagne Brut Blanc de Blancs 2004 Bruno Paillard
Sboccato nell’aprile 2013. Dice Alice Paillard: “Il 2004 era un po’ visto come quel vino che sì è buono, ma… Questo perché non era stata un’annata estrema. In realtà a noi ha sempre ricordato il ’95. È un’annata sottile, ma bene integrata ed è questa integrazione che gli dà una longevità incredibile”. Il vino si apre su classici ricordi di agrumi e di pasticceria e poi ha bella tensione e una purezza cristallina. Tanto che man mano che si pare nel bicchiere emerge l’uva. Dico, l’uva! Giovanissimo, promette molto bene. Per me, vale intorno ai 94 centesimi, e vorrei metterlo a riposare in cantina un bel po’.
Champagne Brut Blanc de Blancs 2002 Bruno Paillard
La sboccatura è avvenuta nel gennaio del 2013. Ecco, questo 2002 è molto più maturo ed anche già parzialmente evoluto verso belle note terziarie di spezia. Epperò è anche salatissimo ed è questo suo sale, ritengo, che mette in mostra la bellezza dei fiori bianchi e degli agrumi. “Il 2002 è stato un anno bellissimo. Per me è uno splendore” dice Alice Paillard. Che prosegue osservando che si tratta di un’annata “quasi immortale, che ha una mineralità e una profondità notevoli, ma senza esagerazioni”. A mio avviso lo si può colocare intorno ai 90 centesimi.
Champagne Brut Blanc de Blancs 1999 Bruno Paillard
La sboccatura è di quattro anni fa, aprile del 2011. L’annata è più vecchia di tre anni rispetto al 2002, ma in realtà il solco è ancora più profondo, perché qui siamo già entrati nel mondo dei profumi terziari, quelli lasciati dallo scorrere del tempo. Lo si vede già dal colore, che si fa dorato e che magari potrebbe far pensare ad un Blanc de Noirs. Ecco la frutta candita, il panettone, quella nota di cenere che lo Champagne acquista con l’età. “Insieme alla tipicità, questa energia e questa eleganza è quello che cerchiamo”, dice Alice Paillard. La mia valutazione è intorno ai 88 centesimi.
Champagne Brut Blanc de Blancs 1996 Bruno Paillard
Passando al ’96 si va nel panorama delle riduzioni. Ovvio, “il vino – dice Alice Paillard – è stato intrappolato in bottiglia per tutto questo tempo. La buona notizia è che il vino così si è conservato bene”. Una spiegazione semplice per un concetto complesso. Sboccato nel febbraio del 2013, è affumicato e salatissimo e spettacolare nel suo carattere nervoso e citrino. “Per noi champenoise il ’96 è stata una sfida”, osserva Alice Paillard. Be’, se le sfide si affrontano e si vincono in questa maniera, siano benedette. Perché questo è un vino che potrebbe convertirmi ai Blanc de Noirs. Sui 96 punti.
Champagne Brut Blanc de Blancs 1995 Bruno Paillard
Uffa, peccato, maledetto d’un tappo. Il vino è toccato dalla maledizione del tappo, appunto. Peccato, perché se in queste condizioni riesce comunque ad essere seduttivo nelle sue presenze di pasticceria e di frutto, trovandolo in forma chissà cosa può dare.

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