Otto rossi del Beaujolais che vale la pena bere

vino_rosso_dettaglio_500

Quella che segue è la presentazione di otto vini rossi del Beaujolais che si sono rivelati tra i miei migliori assaggi al Grand Tasting di Parigi. Li presento insieme per chi voglia andare alla caccia di queste eccellenti bottiglie.

Louis Claude Desvignes, Morgon Impénitents 2020. Dalle più vecchie vigne del cru Côte du Py un vino di una classe difficilmente superabile. Sapido e rotondo, ha una carattere gourmand che lo fa piacere anche da subito, mentre altre annate richiedono più pazienza. Grafite e frutta matura nel finale. Buono oggi e per quaranta anni. (97/100)

Louis Claude Desvignes, Morgon Aux Pierres 2020. Nuova cuvée per questo produttore. È dotata di una materia impressionante ma che si rivela delicata e profonda. Esemplare. (95/100)

Maison Piron, Chenas Quartz 2019. Un vino molto presente. Aromi di fiori, lampone e fragoline. Si sente la vinificazione a grappolo intero, grande bottiglia. (94/100)

Château du Moulin-à-Vent, Moulin-à-Vent La Rochelle 2019. Gamay su suolo di granito e silice. Si respira una nota minerale in un frutto molto maturo e quasi confit. Il terroir riesce ad emergere nel finale e il vino si fa più fresco e fine. Da attendere. (92/100)

Domaine Chignard, Fleurie Les Moriers 2019. Un produttore molto interessante, i suoi vini sono tutti sulla finezza del frutto. Come per questo Fleurie che abbina la ricchezza di un millesimo caldo ad una struttura nervosa e longilinea. I tannini sono ancora presenti, va atteso almeno cinque o sei anni. (92/100)

Maison Piron, Morgon Côte du Py 2020. Vivo e con un frutto dolce. Sarà molto buono quando arriverà al top dell’affinamento. (92/100)

Domaine Chignard, Julienas Beauvernay 2019. Un frutto denso e maturo, frutta e carne, molto fresco, un grande Julienas. (91/100)

Maison Le Nid, Moulin à Vent Tradition 2017. Una versione pura ed essenziale, tutta in finezza e sul frutto. Finale di ginepro ed erbe, vino che si può bere o attendere qualche anno. (91/100)