Le noci scappano

colazione

La colazione del fine settimana sembra ormai essere un rito. Abbiamo acquisito un’abitudine che ha un sacco di variabili intorno a un punto fisso. Poiché siamo sole, Gaia ed io, prepariamo la tavola dei piccoli anziché quella dei grandi. Mi rallegro di essere minuta così posso tenere le gambe piegate in due invece che in quattro. Gaia stende la tovaglia, si fa prendere in braccio per guardare dentro al frigo, sul piano della cucina e nel cesto della frutta, poi decide cosa mangiare. Apprezza molto la colazione salata e mi trova in accordo. A due anni e mezzo è nel pieno del suo desiderio di autonomia perciò fa tutto lei, con il mio velato, ma neanche troppo, contributo. Oggi marinda! Taglio a pezzi i pomodori e lei li struscia sul pane. Lei mette l’origano ed io l’olio. Lei prende la bottiglia dell’acqua, io la verso nei bicchieri. Io taglio il pane a fette perché ci piace fare la scarpetta e lei lo mette in tavola. Sembra una musica, una danza, non so come descrivere questa complicità. Si alza per prendere il cesto delle noci. È pieno, qualcuna cade e rotola. “Le noci scappano, stanno scappando, rincorriamole”! Ridiamo mentre le recuperiamo, poi le rompiamo e ce le dividiamo. Quanta ricchezza in pochi istanti.
Quando accogli il tuo bambino come una persona, cioè per ciò che è, e lo ascolti nella sua libera espressione, crei situazioni gioiose, festose, come queste colazioni lunghe che Gaia ed io ci regaliamo il sabato e la domenica. I bambini non sono estensioni dei genitori, non si devono adattare all’ambiente che trovano e alle faccende dei grandi. Un genitore adulto e in equilibrio con se stesso accoglie un bambino e s’impegna a creare, nel possibile, un ambiente a sua misura.