Le Grand Tasting, il Médoc parte seconda

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Seconda tornata delle impressioni che ho raccolto durante gli assaggi dei vini del Médoc presenti a Le Grand Tasting, la straordinaria degustazione organizzata come sempre sul finire dell’anno a Parigi dal duo Bettane-Desseauve. Questa volta mi occupo dei vini che ho assaggiato al Carrousel du Louvre nell’ambito delle appellation di Pauillac, Saint-Estèphe e Saint-Julien.
Le valutazioni sono in ventesimi.
Pauillac
Château Batailley, Pauillac 2008. Tipicità di Pauillac. Cassis, cedro, tabacco. Appartenetemente facile e floreale, ha in realtà una notevole complessità e un profilo elegante e concentrato. Tannini setosi. 18/20
Château Grand-Puy Ducasse, Pauillac 2010. Fiori e terra, si intuisce una notevole forza. La rigidità tannica del palato è compensata da una materia morbida e larga. Da dimenticare in cantina. 16/20
Château Lynch-Bages, Pauillac 2006. Ancora un vino che parla del terroir di Pauillac. Frutti rossi e neri, tabacco. Il palato è però inchiodato con dei tannini che seccano il finale. Forse troppo estratto. 15/20
Château Pibran, Pauillac 2010. Austero e minerale (grafite), lungo e di ottime prospettive. 16,5/20
Château Pibran, Pauillac 2011. Stile perfetto per un millesimo più slanciato e facile. 16/20
Château Pichon-Baron de Longueville, Pauillac 2009. Balsamico con note di cedro. Lungo, tannico e ampio nello stile del cru. Risulta però più largo che lungo, confermando che il 2009 probabilmente non è proprio come lo raccontano. 16,5/20
Château Pichon Longueville Comtesse de Lalande, Pauillac 2008. Leggermente evoluto, impressione di scarsa precisione. Un po’ meglio al palato dove però il legno trasmette un tannino massiccio e austero. Un vino riservato che deve ritrovare il bandolo della matassa. 15,5/20
Saint-Estèphe
Château La Haye, Saint-Estéphe 2008. Un cru che ha prodotto un vino dai tannini ancora duri (segno dell’annata), fumé e di buona concentrazione. Il legno non si percepisce, vino da pasto. 15/20
Château Lafon-Rochet, Saint-Estèphe 2011. Facile e gourmand, i tannini sono scorrevoli. Denuncia alla beva una tannicità che sfocia nel vegetale. 14,5/20
Château Lilian Ladouys, Saint-Estèphe 2010. Bella materia per un vino terroso, non di grande complessità, ma piuttosto classico nel suo andamento. 16/20
Château Meyney, Saint-Esthéphe 2010. Classico nel senso migliore della definizione. Cassis, terra e tartufo, grande eleganza. Darà soddisfazione a chi lo aspetterà. Un acquisto prioritario dell’annata, a un prezzo ancora ragionevole. 17,5/20
Château de Pez, Saint-Estéphe 2008. Un frutto pulito, poi tabacco e tartufo. Ancora giovane, fresco, solo nel finale si irrigidisce per via dei tannini non del tutto maturi. Classico. 16/20
Château Phélan Ségur, Saint-Estèphe 2006. Vino di carattere, anche se non il più armonico nel combinare materia e tannini. Oggi non è bevibile, resta rigido a fine bocca. Da attendere almeno 10 anni. 15/20
Château Phélan Ségur, Saint-Estèphe 2008. Si conferma una annata di altro spessore rispetto al 2006. 60% di cabernet sauvignon. Note tostate di caffé e mineralità compongono il naso. Largo, potente, alcolico, esibisce una struttura sorprendente per l’annata. Da aspettare. 16,5/20
Saint-Julien
Château Beychevelle, 2007, Saint-Julien. 55% cabernet sauvignon e 35% merlot. Su tutto tartufo e terra. Erbaceo e leggero, risulta gradevole e si può già cominciare a berlo. 16/20
Château Beychevelle, 2011, Saint-Julien. 47% cabernet sauvignon e 47 merlot. Piccoli frutti, spezie e molto legno. Duro e tannico, anche se nel finale si riscatta.  15,5/20
Château Branaire Ducru, Saint-Julien 2011: una piccola delusione, sembra diluito e senza grande concentrazione. Non ha nemmeno una grande lunghezza e il legno è troppo presente.  15/20
Château Branaire Ducru, Saint-Julien 2007. Balsamico e fruttato, note terrose e di radici. Poi spezie e olive con un cenno di affumicato. Un’annata interpretata in maniera corretta, più sul rispetto del frutto che alla ricerca della potenza. Già buono oggi. 16/20
Château Branaire Ducru, Saint-Julien 2006. Uno dei millesimi minori di Bordeaux. Profondo e introverso, con una trama tannica non del tutto risolta. Un vino serio ed equilibrato che inizia pian piano ad aprirsi. 16,5/20
Château Lagrange, Saint-Julien 2011. Se non ha la concentrazione dei grandi millesimi, ha però una gradevolezza che solo i cabernet nati nei grandi terroir possiedono. Peccato l’eccesso di legno in finale. 15,5/20
Château Lagrange, Saint-Julien 2010. Questo invece è il risultato di un grande terroir in un grande millesimo. Scuro, materia che incute rispetto. Minerale, grafite e legno che ancora deve trovare la sua integrazione con il frutto. Sarà magnifico tra 20 anni minimo, prima non è proprio il caso di aprirlo. 17,5/20
Château Lagrange, Saint-Julien 2008. Poco denso e amaro, il legno incontra il vegetale. 14/20
Château Langoa Barton, Saint-Julien 2005. Espressivo, inizia ad aprirsi su note terziarie. Tannino non legnoso, profondo e con potenziale. Una certa durezza però. 15,5/20
Château Langoa Barton, Saint-Julien 2004. Tabacco e terra umida, sottobosco. Elegante con una bocca floreale di buona freschezza, ancora giovane e con ottime prospettive. Ancora un bel vino da questo millesimo sottovalutato. 17/20

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