Guarda te di che cos’è capace un buon vino

Quand’ero un ragazzino, l’arciprete del mio paese, Garda, sulla riva veneta del lago di Garda, era monsignor Antonio Bagnara, un sacerdote di grande cultura e di ottima penna, che faceva la carità di nascosto, per non offendere la dignità dei bisognosi cui dava assistenza. Aveva una gran voce baritonale, che risuonava squillante tra le navate della parrocchiale e incuteva soggezione. Ricordo l’attacco fermo e potente del suo Tantum Ergo nel giorno del Corpus Domini. “Tantum ergo sacramentum, veneremus cernui et antiquum documentum novo cedat ritui“. Ascoltavo imbambolato fino all’Amen finale, definitivo e liberatorio. Quindi si usciva di chiesa per la processione, alle finestre delle case erano appese lenzuola bianche e copriletti trapuntati, in segno di festa. Davanti i vigili ad aprire il passaggio, poi le giovinette e i giovinetti vestiti con l’abito della prima comunione – c’ero anch’io tra di loro, spandevamo i petali di rosa dai cestini di vimini e la strada era tutta un profumo -, quindi il baldacchino del parroco con il Santissimo Sacramento nell’ostensorio che somigliava a un’esplosione solare, e intorno i paggetti, miei coetanei, il berretto e il corpetto di velluto, la calzamaglia bianca e le lance che mi destavano una grande invidia. Però sudavano, vestiti così pesanti, perché fa già caldo, da noi sul lago, tra fine maggio e i primi di giugno.

Mi sono lasciato trascinare dai ricordi, perché ho bevuto un vino che me li ha evocati. Il vino è il Rosso di Montalcino 2018 delle Tenute Silvio Nardi. Sa d’incenso e di petali di rosa macerati e ha il calore del primo sole pre estivo, quello di maggio e dell’inizio di giugno, e ha i profumi dell’aria di quelle giornate che sono un anticipo d’estate e un saluto alla primavera, ancora presente in un brivido fresco che traversa l’aria. L’ho bevuto con la sete della malinconia.

Guarda te di che cos’è capace un buon vino.

Rosso di Montalcino 2018 Tenute Silvio Nardi
(90/100)