Eccolo un Lugana classicissimo, e ha il tappo a vite!

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La torre di San Martino della Battaglia sorge su un dosso dove si combattè ferocemente nel giugno del 1859. Era la seconda guerra per l’indipendenza italiana. A due passi dal luogo dov’è stata costruita la torre c’era un cascinale che aveva funzione di armeria. Passati gli anni, la gente del posto prese a chiamare quella casa in una forma contratta: da armeria si passò ad armea. Nel 1999 quella cascina è diventata un agriturismo (la faccenda dell’armeria l’ho letta sul loro sito), e ci si fa anche vino.

Quale vino? Il Lugana. Ché quella è zona del bianco gardesano fatto col trebbiano sulle argille. Il trebbiano di Lugana, intendo, che qualcheduno ha ridenominato turbiana.

Ho avuto modo di assaggiare l’annata 2018 del Lugana Vitium prodotto dall’azienda agricola Armea e, be’, mi ha proprio parlato di trebbiano di Lugana e di argille della Lugana e insomma di autentico classicismo luganista, scevro da deviazioni aromatiche o quant’altro. Insomma, un Lugana di quelli di una volta, secchissimo e acidissimo e sapido, e dunque – come usa dire qualcuno che sa adoperare le definizioni difficili – “verticale”, e però è anche perfettamente definito, nitido, compatto.

Una bella scoperta, da seguire, con il plus della capsula a vite a chiudere la bottiglia renana, e dunque è un Lugana che si può bere subito e anche mettere da parte per goderselo più avanti, perfettamente integro (ché lo screwcap l’integrità la preserva), quando avrà cominciato a far uscire allo scoperto quelle tracce di idrocarburi che sono tra i caratteri salienti del Lugana che sa prendersi il proprio tempo. Anzi, sono convinto che qualche anno di vetro gli farà ulteriormente bene. Forse potrebbe fargli addirittura sorprendentemente bene.

Lugana Vitium 2018 Armea
(86/100)

 

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