Ogni anno, a ridosso del Vinitaly, e soprattutto subito dopo, in giro per il web si scatena la solita solfa: tutto sbagliato, formula vecchia, città inadeguata e bla bla vari. Poi però ecco che, tre mesi che la nuova edizione apra i battenti, dal Vinitaly arriva un comunicato che comincia così: “Riconferma quasi totale delle aziende singole e nuovi espositori”. Col direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani, che parla di “progressivi rinnovamenti dei padiglioni, che già per l’edizione 2017 garantiscono più spazio per aumentare il numero di cantine, con un miglioramento complessivo del layout del quartiere fieristico”. Cresce il Piemonte con l’ampliamento e il restyling del padiglione 10, aumenta l’area espositiva della Sardegna nel padiglione 8, quello che ospita anche Vinitalybio e Vivit-Vigne Vignaioli Terroir e la collettiva Fivi. Toscana e Vininternational hanno un nuovo spazio espositivo di 4 mila metri quadri che sostituisce le due tensostrutture separate del 2016.
Altro che crisi, la fiera veronese del vino mi sembra in piena salute, perbacco. E il piano industriale di Veronafiere del prossimo quadriennio destina 72 milioni su 94 al miglioramento delle infrastrutture del quartiere fieristico, alla “digital transformation” (la definizione la prendo così com’è dal comunicato stampa, ma non chiedetemi cosa vuol dire) e – udite udite – alla costruzione di parcheggi per oltre 3 mila posti auto.